Ecco la frana: minaccia cinque palazzi

4 Maggio 2014

Sata Maria Calvona, i cittadini chiedono aiuto al Centro: la strada sta cedendo, viviamo con la paura di una tragedia

CHIETI. La notte per la gente di Santa Maria Calvona è segnata dalla paura. La frana avanza a vista d’occhio sotto cinque palazzi dove vivono quaranta famiglie. Lo squarcio nell’asfalto è profondo un metro. E quando Maria Di Cesare si china in avanti per indicare quella vasta ferita sulla strada la figlia quasi le urla dalle spalle: «Mamma stai attenta».

Qui la gente è esasperata e preoccupata. Ha già scritto a tutti. Ci sono le carte che segnalano il pericolo: lo sanno il Comune, la Regione e la Protezione civile che Santa Maria Calvone, dietro al benzinaio Ip della rotatoria del Theate Center, sta franando a valle.

Arriviamo nel quartiere di periferia alle 10 in punto, la gente ci aspetta fuori dalle case: vuole denunciare, ricordare, sfogarsi e svegliare gli amministratori della città che finora hanno fatto solo un microintervento: una colata di cemento all’inizio della frana che ha finito per aumentare il dislivello tanto che gli automobilisti che imboccano la discesa spaccano le coppe dell’olio con la facilità con cui un bimbo tira un calcio ad un pallone.

Andrea Picciani, la signora Maria e gli altri cittadini, indicano l’asfalto che si è aperto, la strada che in alcuni punti ha un dislivello di oltre quaranta centimetri. E poi quel tubo blu dell’acqua che gli operai hanno dovuto far passare tra gli alberi, come se fosse un cavo elettrico, perché la frana si è portato via il tubo vero. Non solo: anche l’enorme “cassone” di pietre e mattoni se n’è calato a valle, spostandosi di sette, otto metri. Quel cassone ora non contiene più l’avanzata del fronte franoso che si estende per una quarantina di metri, a meno di cinque metri di distanza dai palazzi che, dall’altro lato, si affacciano su viale Maiella. Ma torniamo tra la gente che ogni notte va a letto con il terrore di una tragedia imminente.

«Qui vivono anche un cardiopatico e una bambina autistica, ma l’ambulanza non può scendere», sbotta Maria indicando l’ammasso di cemento che il Comune ha piazzato in quel tratto. E’ una “pezza” neppure a colori: è come voler fermare con un bicchiere le onde di un mare in tempesta. Ma che lo diciamo a fare che qui la gente ha davvero paura di perdere la casa, il sonno e il futuro, se oggi sindaco e assessori, leggendo questa pagina, decidono di non fare nulla, proprio nulla per questi cittadini che chiedono aiuto? Risponderanno che non ci sono soldi, che il Comune ha le mani legate e le casse vuote. I soliti discorsi di chi non vuole risolvere i problemi veri.