Ed è caccia alla rapinatrice con la parrucca
I carabinieri indagano per identificare la responsabile del colpo da 12mila euro in via Salomone
CHIETI. Una parrucca per mimetizzarsi ed evitare di essere riconosciuta attraverso le immagini delle telecamere. Potrebbe averla indossata, in base ai primi riscontri, la donna di circa trent’anni che – due pomeriggi fa – ha rapinato un’anziana di 89 anni in via Federico Salomone, alle porte del centro storico di Chieti, portandole via ben 12.500 euro in contanti.
E proprio dall’analisi dei video degli impianti di sorveglianza della zona partono le indagini dei carabinieri per dare un nome alla responsabile di un raid che ha colpito per spregiudicatezza e crudeltà dell’autrice di questa truffa degenerata in rapina. La donna, infatti, pur di guadagnarsi la fuga, non ha esitato a spintonare la pensionata, facendola cadere sul pavimento di casa, per poi sferrarle addirittura un calcio.
Il metodo utilizzato per raggirare l’ottantanovenne è stato identico a quello che, nel Chietino, ha già mietuto decine di vittime: la chiamata del finto maresciallo dei carabinieri che informa l’anziana di un incidente in cui è rimasto coinvolto il figlio, la richiesta di denaro per liberarlo, l’ulteriore telefonata da parte di un avvocato che annuncia l’arrivo in casa di una sua collaboratrice per prendere i soldi, la consegna delle banconote. Solo che l’altro pomeriggio, in via Salomone, l’anziana si è resa conto all’ultimo momento di essere stata truffata. E ha cercato di tornare in possesso dei 12.500 euro appena messi nelle mani della delinquente che, per tutta risposta, l’ha scaraventata sul pavimento, colpendola persino quand’era a terra.
Indagini più o meno recenti hanno evidenziato come i malviventi facciano spesso parte di una gang con base operativa a Napoli e tentacoli protesi in tutta Italia. Un’inchiesta della procura partenopea ha svelato collegamenti con la camorra. Ci sono stati anche pensionati di Chieti e provincia tra le vittime di sette gruppi criminali che, per anni, hanno battuto l’Italia in lungo e in largo a caccia di persone da depredare: a gestire quelle «batterie» pronte a tutto era il clan camorristico Contini. (g.let.)
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