Ex Lanciano calcio, processo-bis per truffa

Cessione fraudolenta di alcune quote societarie. Contestati anche la distrazione di fondi e il riciclaggio

LANCIANO. È stato rinviato al 14 aprile prossimo il secondo processo in cui sono imputati l’ex patron del Lanciano calcio, Paolo di Stanislao, la moglie Patrizia Bernardi Patrizi, i legali rappresentati della società, Paolo Massari e Alfredo Di Paolo e ad Antonio Alimonti, impiegato di banca.

Questa volta il collegio doveva iniziare ad analizzare il caso della cessione fraudolenta di alcune quote della Società sportiva Lanciano calcio a Roberta Prospero da parte degli imputati che, per l’accusa, non avrebbero rappresentato l’esatta situazione finanziaria del club frentano alla donna, quando il 6 marzo 2007 stava acquistando il 7 per cento delle quote.

Ma il collegio guidicante, presieduto da Francesco Marino, non si è formato per l’incompatibilità del giudice Massimo Canosa che in passato si era occupato del crac della Lanciano calcio.

Adesso bisognerà attendere l’arrivo di un nuovo giudice per iniziare il processo, cosa che ormai accade per molti procedimenti del collegio che non si riesce a formare da quando sono andati via ben quattro giudici dal tribunale frentano.

Per l’accusa Di Stanislao e la moglie «avrebbero proposto la sottoscrizione alla Prospero del 6,67% del capitale sociale, al prezzo di 80mila euro garantendole la presenza di un società solida, la direzione del settore giovanile e la stipula di un contratto da calciatore per il figlio».

Incassarono anche i soldi, ma la società era a un passo dal fallimento, non avevano intenzione di effettuare l’assunzione del figlio - infatti non è mai avvenuta - e la indussero all’acquisto di quote societarie senza valore.

La Prospero sarebbe stata ulteriormente danneggiata in quanto Di Stanislao, la moglie e Massari avrebbero ostacolato il controllo, la revisione dello stato della società e avrebbero fatto false attestazioni contabili.

Oltre che per truffa, i cinque imputati, a vario titolo, devono rispondere anche di distrazione dei fondi per circa 290mila euro, riciclaggio ed evasione fiscale. (t.d.r.)

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