L’intervento

Famiglia nel bosco, l’arcivescovo Bruno Forte: «La decisione dei magistrati? Rimango perplesso»

25 Novembre 2025

L’arcivescovo di Chieti-Vasto: «Il dialogo poteva essere perseguito con determinazione. Mi chiedo se la proporzione fra l’agire dei genitori e il provvedimento sia giustificata»

Il caso della cosiddetta “famiglia nel bosco”, la famiglia anglo-australiana che vive isolata in un casolare nel bosco di Palmoli in provincia di Chieti, ha suscitato un interesse che è andato ben al di là della Regione Abruzzo.

Come pastore della diocesi di cui quel territorio fa parte, sono stato sollecitato da più parti a intervenire per esprimere un parere etico e da pastore sulla decisione con cui il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha stabilito la separazione dei figli dai genitori, per poi consentire almeno la vicinanza della madre ai piccoli coinvolti. Sono tre le considerazioni che mi sembra opportuno proporre, soprattutto al fine di sollecitare la riflessione comune su questioni che ci riguardano tutti.

La prima considerazione riguarda la potestà genitoriale della coppia, toccata in maniera pesante dall’allontanamento dei figli di età compresa tra i sei e gli otto anni. Senza entrare in merito agli aspetti giuridici dell’atto, non posso negare la mia perplessità relativamente alla decisione presa: se sono state invocate “valutazioni tecniche” ed evocati “elementi oggettivi”, come “sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo scolastico” riguardanti i bambini, mi chiedo se la proporzione fra l’agire dei genitori e il provvedimento preso sia giustificata. Ritengo che ricada nella potestà genitoriale la decisione di provvedere all’educazione dei figli nel moto ritenuto eticamente e pedagogicamente il più adatto alla loro crescita e formazione adeguata.

Mi risulta di altri casi in cui le famiglie hanno liberamente optato per una modalità diversa da quella della stragrande maggioranza dei nuclei familiari. Era giusto, allora, perseguire un comportamento non in linea con la prassi generalizzata? Bisognava per forza arrivare a una così impattante decisione giudiziaria?

In secondo luogo, la posta in gioco nella scelta fatta dalla “famiglia nel bosco” investe la socializzazione dei piccoli, il loro inserimento organico nella più vasta comunità dei loro coetanei e nella rete delle strutture che le istituzioni mettono a disposizione per la loro educazione: certamente il non frequentare la scuola potrà comportare rilevanti conseguenze su questo aspetto. Non è detto, tuttavia, che la scelta diversa operata dai genitori in questione escluda altre vie e forme di inserimento dei piccoli nel più vasto tessuto sociale e nel rapporto all’ambiente con cui questi bambini potranno relazionarsi. Anche qui, esperienze altre, condotte nei luoghi più diversi non solo d’Italia, ma del più vasto “villaggio globale”, mi sembrano indurre a una certa prudenza nel dare risposte troppo sicure o ritenute scontate.

Infine, i due poli accennati potevano essere messi in dialogo in maniera differente da come mi sembra sia avvenuto: era proprio necessario un pronunciamento da parte dell’autorità giudiziaria? Non sarebbe potuta bastare un’interlocuzione più articolata fra le istituzioni locali, scolastiche e amministrative, e i detentori dell’autorità parentale? In coscienza, ritengo che questo dialogo poteva e doveva essere proposto e perseguito con determinazione: non so se e fino a che punto questo sia avvenuto, ma da quanto i media ci hanno fatto conoscere non mi sembra che sia stata la via prioritariamente perseguita. L’invito, allora, conseguente a queste brevi considerazioni, non può che essere quello ad approfondire una tale possibilità, da una parte riconoscendo alla famiglia e alla potestà genitoriale lo spazio che giustamente loro spetta, dall’altra delineando con ampiezza di ragioni e approcci adeguati l’insieme delle coordinate in cui muoversi tutti, al servizio del maggior bene dei piccoli e della causa del bene comune, che implica il rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, nessuno escluso.

(*arcivescovo di Chieti-Vasto)