Festa per il governo a Chieti, Marsilio celebra Meloni: «L’ho vista crescere e vincere»

26 Ottobre 2025

L’adunata del centrodestra: «Guideremo il Paese per tanti anni, siamo classe dirigente». L’arringa del governatore: «I consensi aumentano perché siamo concreti, non facciamo propaganda»

CHIETI. Quale sia il tenore della giornata lo si capisce dalla locandina all’ingresso dell’ex Sixty, zona industriale di Chieti Scalo. Niente posa da combattente in stile Atreju, Giorgia Meloni appare seriosa. Indossa gli occhiali da vista, lo sguardo è chino sui fogli. È l’immagine simbolo del tema della festa, tutta abruzzese, per i tre anni di governo: «Professionalità, serietà, stabilità», sono le parole d’ordine più utilizzate per descrivere questo percorso iniziato nel 2022 e che oggi rappresenta una delle legislature più longeve della storia della Repubblica. Per l’evento, moderato dal giornalista del Centro Pietro Lambertini, si riunisce tutta la classe dirigente della regione: dal governatore Marco Marsilio ai parlamentari abruzzesi, passando per gli amministratori locali e fino ai semplici militanti, quella che va in scena nella Sala Convegni è una grande adunata del centrodestra.

Poco importa che a Roma Forza Italia si trovi sotto la spada di Damocle della manovra di bilancio e il fuoco incrociato di Fratelli d’Italia e Lega: qui in Abruzzo si rema tutti dalla stessa parte. La ciliegina sulla torta di questa festa è la presenza del ministro per la Famiglia Eugenia Roccella, a cui la platea dedica una calda standing ovation al momento dell’ingresso. L’ennesima riprova del legame tra L’Abruzzo e Roma e, soprattutto, tra Marsilio e Meloni. Il governatore la celebra e rivendica con orgoglio «di averla accompagnata nella sua crescita e nei grandi risultati che ha raggiunto». L’incoronazione della regina di giornata.

Sono i dati a raccontare, più di tutto il resto, i traguardi tagliati in questi oltre mille giorni di governo Meloni. Marsilio li passa in rassegna: «Dal 2019», dice, «il Pil europeo è cresciuto in media del 12%, quello italiano del 15,5%. Noi, come Abruzzo, abbiamo fatto ancora meglio, toccando quota 16%». Prima ondata di applausi. Poi, il capitolo lavoro: «Con Meloni i salari sono finalmente aumentati dopo anni di stagnamento. Qui in Abruzzo il tasso di occupazione è aumentato del 4%. Significa più di mezzo milione di occupati».

Numeri che «non si vedevano dal 2001», chiosa il governatore, che poi passa all’altro versante del mercato del lavoro: «Il tasso di disoccupazione tra gli uomini oggi è al 5%. Chi conosce l’economia sa che è un numero che si avvicina al suo saldo naturale. Vuol dire che siamo quasi allo stato ottimale del mercato». Seconda tornata di applausi. E non poteva mancare un riferimento all’Aeroporto d’Abruzzo, il fiore all’occhiello del governo regionale che «appena qualche giorno fa», annuncia Marsilio, «ha superato il record di presenze. Quest’anno supereremo il milione di passeggeri. E l’anno prossimo faremo ancora meglio».

Questi i numeri che raccontano «l’azione concreta» del governo che, al contrario di quelli precedenti, «segue la politica del fare, non del promettere». Il tema del noi e del loro, di un’identità del centrodestra in contrapposizione a quella del centrosinistra, ritorna spesso nei discorsi dei vari protagonisti della giornata. In primis tra i membri della delegazione parlamentare abruzzese. Lo rivendica Etel Sigismondi quando definisce l’opposizione «un camposanto, altro che campo largo»; lo ripete Nazario Pagano, che chiama a supporto della sua tesi «i consensi che aumentano ogni giorno, quando quasi tutti i governi prima di noi a questo punto della legislatura perdevano voti».

E lo conferma anche Guido Liris, senatore membro della commissione Bilancio che fa il punto sulla prossima manovra: «Il Superbonus ci ha tolto 40 miliardi solo nel 2026. La nostra manovra di bilancio ne impegna 18,7, cioè meno della metà. Questa è l’eredità che ci hanno lasciato. Eppure siamo riusciti a tagliare il cuneo fiscale, a ridurre l’Irpef, a dare soldi a imprese e famiglie. Abbiamo stabilito un record nella storia del nostro Paese investendo 7,4 miliardi di euro sulla sanità, qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima».

Il capitolo della sanità abruzzese è il più delicato della giunta Marsilio. Il governatore lo sa, ma non può non affrontarlo. Cerca in platea lo sguardo rassicurante dell’assessore Nicoletta Verì. Lo trova. È pronto ad arringare la folla: «Trovate un ospedale in Italia dove il cittadino, di fronte a diagnosi particolarmente delicate, non affronti una situazione di difficoltà». Insomma, i problemi esistono a livello nazionale e non sono imputabili alla giunta. E quanto al deficit – quello sì, tutto regionale – è il prezzo da pagare «per mantenere aperti ospedali e ambulatori nelle periferie, nelle aree interne». Qualcuno avrebbe voluto chiuderli, dice, ma «noi non vogliamo lasciare indietro nessuno. E se il prezzo da pagare è il deficit, va bene così».

Per coprire il disavanzo Marsilio fa all-in su quella che definisce la sua «battaglia titanica»: la riforma dei criteri di distribuzione delle risorse del Fondo sanitario nazionale, che non può «continuare a essere pro capite», ma deve tenere conto «della densità abitativa e delle caratteristiche territoriali delle singole regioni». Nuova ondata di applausi. Il momento giusto per segnare, ancora una volta, la distanza tra “noi” e “loro”, tra chi «le proposte le porta avanti» e quel «cartello del contro» che si perde «nei barbatrucchi e nella propaganda».

I cittadini sono consapevoli di questa differenza «e per questo ci premiano – continua Marsilio – si vede dai sondaggi, che ci danno in aumento oggi che siamo arrivati al terzo anno di legislatura, quasi un unicum nella storia repubblicana». E dopo aver raccontato passato e presente, lo sguardo non può che cadere sul futuro: «Noi siamo la classe dirigente dell’Abruzzo, noi siamo la classe dirigente del Paese. E lo saremo ancora per molti anni!», conclude con toni da battaglia il governatore. Tripudio della folla. Vista da qui, la festa del centrodestra sembra appena iniziata.

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