Francavilla, devastato da vandali il villino di Cucullo

Era ormai disabitato e ospitava senza tetto, forse per questo gli hanno dato fuoco distruggendo porte, finestre e mobili: l’ultimo oltraggio al sindaco più amato
FRANCAVILLA. Il villino di Nicola Cucullo dato alle fiamme. Ridotto a una discarica. L’incendio è scoppiato poco prima che l’ex sindaco morisse. Dopo la sua morte, invece, è apparso un cartellone in cartone, appoggiato davanti alla facciata principale, con su scritto “Addio Nicolino”.
La casa si trova in zona Foro a Francavilla al Mare, vicino allo stabilimento Il Gabbiano Blu, uno degli ultimi di Francavilla dalla parte del Foro. Poche stanze, ma proprio sulla spiaggia, da tempo disabitate. Almeno non era più abitata dai padroni, perché sicuramente qualcuno ci viveva. Senzatetto, gente bisognosa di ricovero, extracomunitari che girano le spiagge d’estate con la loro mercanzia e chissà chi altro. Lo sapeva anche Cucullo che, evidentemente, questa questione non l’aveva mai presa di petto come era solito fare per le altre cose che lo interessavano. Poi sono arrivati gli anni della malattia e la casa è rimasta sempre più abbandonata. L’incendio ha contribuito a distruggere quel poco che c’era rimasto. Sul blog del Censorino Teatino, Cristiano Vignali ha tirato fuori proprio in questi giorni un video che testimoniava un momento divertente della vita dell’ex sindaco in cui lui, sulla sua Fiat Punto, era rimasto ficcato nella sabbia proprio accanto alla villetta al mare. Si vede un gruppo di giovani americani che lo aiutano a tornare sull’asfalto.
A dare una mano c’era anche Enrico Rispoli, che rivestì il ruolo di vice sindaco nell’ultimo mandato di Cucullo. La scena della macchina insabbiata, con l’allora sindaco che se la rideva al volante mentre spingevano l’auto fuori dalla sabbia, aveva come scenario la casa al mare, che allora si presentava in tutt’altre condizioni. Adesso non ha più porte né finestre. Le mura sono piene di crepe, l’intonaco è scrostato e in parte annerito dal fumo dell’incendio. È rimasto solo il numero civico 43, attaccato su una piastrella decorata, che ricorda che un tempo se la passava molto meglio di come è ridotta adesso. All’interno il fuoco è divampato distruggendo tutto in tre stanze. Una sola si è salvata, ma dentro è un macello. C’è roba accatastata alla rinfusa: mattoni, porte, ante di finestre, residui di mobilio e altri pezzi di legno, diversi copertoni di gomme automobilistiche, sedie, cavi, buste di plastica, giornali, cesti in legno, contenitori di ogni tipo e altro ancora. La stanza ne è completamente riempita. È impossibile accedervi. Fuori dalla porta, invece, si notano materassi, diversi capi di vestiario e altri residui non individuabili. Tutto gettato alla rinfusa. Una specie di immondezzaio che le fiamme hanno preservato, lasciato in bella vista soprattutto davanti alla porta principale, ma anche in corrispondenza di un’uscita laterale. Certamente quel che rimane non è un bel vedere. Il porticato della casetta dà proprio sulla spiaggia. Sotto la veranda, tutta annerita dal rogo, c’è qualche sedia di plastica e la montagna di rifiuti accatastata. Chi fa una passeggiata in riva al mare può vedere il brutto spettacolo della casetta circondata da palazzine nuove di zecca che le sono sorte attorno.