Gli scavi romani in una pozzanghera dopo il diluvio

Il muro di un anfiteatro era riaffiorato in piazza Rosetti con i lavori di ripavimentazione avviati a marzo

VASTO. Due ore. Tanto hanno dovuto lavorare gli operai del Comune e i volontari della Protezione civile Vasto per aspirare l’acqua piovana che martedì ha ricoperto gli scavi romani in piazza Rossetti. Un “incidente” che, a parere dei più, avrebbe potuto essere evitato coprendo in maniera adeguata gli scavi.

Centinaia i messaggi di sdegno taggati su Facebook. La Sovrintendenza è stata invitata a prendere in fretta una decisione. «L’anfiteatro va coperto. Che sia una teca trasparente o un nuovo strato di terra, l’importante è proteggere un tesoro che risale al primo secolo dopo Cristo», è l’invito dei vastesi. «E pensare che questo potrebbe essere uno scrigno del passato da cui attingere per rilanciare l’economia», è l’amara considerazione di Marco Di Michele Marisi (Pdl).

Il muro dell’anfiteatro è riaffiorato il 12 marzo scorso durante i lavori di ripavimentazione della piazza eseguiti dall’impresa Cirulli di Schiavi d’Abruzzo. I tecnici della Sovrintendenza ai beni archeologici, diretti da Andrea Staffa, eseguirono una serie d’indagini scoprendo che il pavimento dell’anfiteatro in cui duemila anni fa si combattevano le naumachie (battaglie navali) si trova a soli due metri di profondità. L’esperto ha definito lo scavo «uno scrigno» aggiungendo che sarebbe stato opportuno proteggerlo in modo adeguato. Non solo da vandali e teppisti, ma anche dalle intemperie.

Sono passati 4 mesi e lo scavo purtroppo è ancora aperto. È bastato un acquazzone per trasformare l’area in una piscina. L’acqua si è infiltrata nel terreno allagando anche gli scantinati dei locali della vicina torre medioevale. La Protezione civile ha dovuto utilizzare due idrovore. L’intervento è andato avanti fino a tardi. Ora bisognerà attendere che il sole asciughi il fango per scoprire se il manufatto ha subito do meno dei danni.

«Prima di sentire i rimpalli di responsabilità è doveroso ricordare che quel muro ha un valore inestimabile:è una ricchezza che tanti comuni ci invidiano. Va realizzato al più presto un progetto e una copertura, evitando che anche quel reperto faccia la fine delle Terme romane e della Porticus. Il mio modesto suggerimento è coprire il muro con una vetrata sistemando un cartello che spieghi origini e storia», conclude Marisi. (p.c.)

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