Gli segnalano un tentativo di frode sul conto, ex magistrato truffato al telefono: spariti 100mila euro

Il pensionato contattato da finti operatori Nexi, è una trappola per ottenere le credenziali. La procura ha già recuperato gran parte del bottino, dieci indagati
CHIETI. Dieci indagati. Una vittima di alto profilo, un ex magistrato ultra ottantenne. E un bottino da quasi centomila euro, in gran parte già recuperato. È il bilancio dell’inchiesta della procura della Repubblica di Chieti su una truffa che segue un copione scientifico: quello dei finti operatori bancari, che questa volta hanno usato il nome di Nexi per svuotare il conto del pensionato. Un raggiro reso ancora più odioso proprio dall’aver approfittato dell’età della vittima, un fattore che per i truffatori è una leva, per il codice penale un’aggravante. L’operazione è cinica, precisa.
Lo scorso 15 ottobre inizia tutto con un sms sul cellulare. Il mittente sembra Nexi, la nota società che gestisce pagamenti digitali per banche e pubblica amministrazione. Il testo è studiato per generare allarme: c’è un problema, un tentativo di frode. Si prega di contattare un numero di cellulare indicato nel messaggio. La vittima, un magistrato in pensione, fa esattamente quello che i truffatori speravano. Chiama quel numero. Dall’altra parte della linea, la voce è professionale, rassicurante. Si spacciano per operatori Nexi. C’è un pagamento fraudolento in corso, dicono, bisogna intervenire subito. Per farlo, però, servono le credenziali. L’ex magistrato, convinto di trovarsi di fronte a un servizio di assistenza, fornisce il codice cliente della sua banca e le altre chiavi d’accesso. È la trappola.
In pochi minuti, i truffatori sono dentro il suo conto corrente. Non perdono tempo. Fanno partire due bonifici e lo prosciugano. Quasi centomila euro spariti. Quando l’uomo si rende conto dell’inganno, è troppo tardi per bloccare le transazioni, ma non per denunciare. Si rivolge ai carabinieri, presenta la querela. Scatta l’inchiesta. Il pubblico ministero Giancarlo Ciani coordina le indagini e la caccia ai soldi portati via. È una corsa contro il tempo. I carabinieri e la guardia di finanza tracciano i flussi e scoprono che il denaro è già stato dirottato, fatto transitare anche su conti esteri nel tentativo di farlo sparire.
Ma l’intervento della procura è rapido. Prima che il bottino possa essere ulteriormente frammentato o prelevato, scatta il sequestro. La maggior parte dei soldi viene bloccata. Una vittoria investigativa fondamentale che permetterà, alla fine delle procedure, di riconsegnare le somme sottratte al magistrato in pensione. Le indagini di Arma e fiamme gialle non si fermano al recupero del denaro. Devono ricostruire l’intera filiera. Partono una serie di perquisizioni. La pista porta in Campania, regione da cui provengono i protagonisti di questa frode.
I dieci indagati sono otto uomini e due donne, con un’età compresa tra i 37 e i 79 anni. Un gruppo eterogeneo, ma che si sospetta faccia parte di una struttura ben organizzata. Durante i blitz nelle loro abitazioni, i militari sequestrano documenti e cellulari. I reati per ora contestati sono concorso in sostituzione di persona e truffa aggravata. Quest’ultima, in particolare, è appesantita dall’aver approfittato di circostanze di persona, come l’età avanzata della vittima, tali da ostacolare la sua difesa. Una contestazione che, da sola, prevede una pena che va dai due ai sei anni di reclusione.
Ora l’inchiesta entra nella fase tecnica. Il pm Ciani ha disposto un accertamento tecnico irripetibile sui cellulari e su tutto il materiale informatico sequestrato.
Per questo compito delicato, la procura ha nominato un collegio di esperti: gli specialisti informatici Davide Ortolano, Andrea Mariotti e Tommaso Rosato. Passeranno al setaccio chat, immagini, applicazioni e memorie digitali. Cercheranno le prove dei contatti tra i componenti di quella che si ritiene essere una vera e propria banda campana, specializzata in queste frodi. L’obiettivo è definire i ruoli di ciascuno e individuare eventuali altri complici. Anche gli indagati – assistiti dagli avvocati Corradino Marinelli, Luigi Ferrara, Antonio Cirillo, Diego Bracciale, Cosima Perrone, Maria Pinto, Delia Verna e Corrado Lombardi – avranno la facoltà di nominare i propri consulenti di parte.
Tutto lascia pensare che l’indagine possa presto allargarsi. La truffa ai danni dell’ex magistrato, per quanto grave, potrebbe essere solo un piccolo tassello di una rete molto più vasta, che ha già potuto mietere decine di altre vittime in tutta Italia.
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