I presidi vincono la sfida dei telefoni

La Provincia prova a scaricare le spese dei servizi, i dirigenti insorgono

LANCIANO. Prosegue il braccio di ferro tra le scuole superiori e la Provincia. Ieri, nell’aula magna dell’istituto De Titta, un’affollata platea di presidi e direttori amministrativi ha sciorinato punto per punto tutta una serie di disagi e di malcontenti al presidente Enrico Di Giuseppantonio. E l’atmosfera, nonostante l’impegno delle parti al confronto pacato, si è subito riscaldata.

Complice, soprattutto, un fax della Provincia, appena poche ore prima dell’incontro stabilito. Avvertiva le dirigenze che entro il 15 marzo bisognava effettuare le volture di servizi come gas, elettricità e utenze telefoniche in modo da trasferire queste spese dalla Provincia agli istituti. «E’ un diktat», ha commentato Gianni Orecchioni preside dell’istituto De Giorgio, «non abbiamo i soldi per pagare gli stipendi, come possiamo far fronte a queste spese con un budget così limitato?».

Le scuole superiori, come emerso nel corso del dibattito, vivono momenti di estremo disagio.
Molti istituti non hanno i soldi nemmeno per la carta igienica oltre che per il pagamento di supplenze, ore di eccedenza, esami di Stato, attività extrascolastiche.
Diventa difficile perfino la normale gestione didattica.
Il Ministero della pubblica istruzione dallo scorso anno non eroga più fondi e la maggiorparte degli istituti aspetta decine di migliaia di euro di residui attivi, ovvero soldi che le scuole hanno anticipato e che aspettano di riavere indietro.

Ma a far esplodere la questione “fondi” è stata proprio la decisione della Provincia di far passare all’autonomia scolastica le spese per le utenze telefoniche, uno dei carichi finanziari più alti che gli istituti devono affrontare perchè comprende l’uso di internet, ma anche dei fonogrammi e dei fax per le chiamate dei supplenti.
«Abbiamo trovato situazioni al limite del paradossale», ha spiegato Enrico Di Giuseppantonio riferendosi a un presunto buco di otto milioni di euro dell’ente, «ci sono scuole che hanno diversi allacci telefonici che restano inutilizzati oltre a bollette esorbitanti per una cattiva gestione dei servizi.

I contratti che la Provincia non ha stipulato o avallato con autorizzazioni ufficiali, sono di responsabilità dei dirigenti scolastici o di chi li ha stipulati». Ma i presidi non ci stanno. «Mi rifiuto di pagare le utenze telefoniche che spettano come servizio alla Provincia», interviene Giuseppina Politi del liceo classico di Chieti, «il budget va inoltre rivisto scuola per scuola».
Anche perchè, aggiungono altri dirigenti «spesso i contratti telefonici risalgono a decenni fa ed è compito della Provincia staccare le utenze o rivederle». Il fondo previsto per le scuole poi è del tutto insufficiente come emerso dall’incontro.

Ci sono casi estremi come quello dell’istituto alberghiero di Villa Santa Maria.
«Pochi giorni fa ho ricevuto la telefonata del ministro Gelmini perchè interessata alle eccellenze, cosa che noi rappresentiamo», interviene il preside, Antonio Di Lello, «ho chiesto semplicemente soldi. Abbiamo i migliori chef del mondo e le migliori attrezzature e cucine possibili, ma rischio di doverle chiuderle perchè non abbiamo i soldi per le derrate alimentari. Figurarsi se dovessimo pagare noi le spese per gas e telefono».

L’incontro si è concluso con l’accordo che la Provincia costituirà nei una commissione tecnica per monitorare caso per caso le situazioni economiche. Le scuole non pagheranno nulla che non sia di loro competenza. La Provincia invece inizierà la caccia agli sprechi.