I titolari di bar, ristoranti e locali: già pronti con i tavolini all’aperto 

Le attività commerciali si riorganizzano dopo mesi di chiusura a causa delle norme anti-contagio:  «Rispetteremo le regole, abbiamo fatto richiesta al Comune per ampliare i nostri spazi esterni» 

CHIETI. «Finalmente». È la parola più gettonata tra baristi, ristoratori e titolari di locali che possono riaprire, sebbene solo con possibilità di servire cibo e bevande all’aperto sino alle 22. In città c’è fermento ed è corsa alla ricerca di spazio dove poter sistemare i tavolini. Qualcuno deve persino fare i conti con le strisce blu dei parcheggi a pagamento nel tentativo di farle sospendere a tutto vantaggio di pedane, sedute, tavolini, gazebo o ombrelloni. La città è pronta a cambiare, ad allargarsi in strada, a vivere fuori dalle mura dei locali. Ovviamente dove si può.
«Noi abbiamo appena fatto la richiesta al Comune di mettere i tavolini in strada», dice il pizzaiolo Emiliano Di Ciano, titolare della pizzeria di via Marco Vezio Marcello, «solo che davanti al mio locale ci sono solamente parcheggi a pagamento. Sono già andato in Comune in cerca di soluzioni, perché vogliamo riaprire al più presto. Stiamo già formando il nuovo personale».
A Santa Maria, la zona del centro storico più gettonata dalla movida giovanile, torna la speranza anche fra i proprietari dei tanti locali che prima del coronavirus vivevano solo di notte, ma che sono pronti a cambiare strategia per poter andare avanti. È il caso del The Old Fashioned Cocktail Bar di via degli Agostiniani: «Siamo nati come un cocktail bar serale», dice Nicola Minniti, «ma con la pandemia abbiamo deciso di dare un nuovo volto al bar partendo dalla mattina anche con la caffetteria. Per la nuova riorganizzazione questa volta procederemo per gradi a seconda di come si muoveranno al governo. Saremo sempre pronti a fare la nostra parte e a vedere del positivo anche nei periodi peggiori, sperando che questa volta la luce in fondo al tunnel sarà la via di uscita e non un altro treno che ci viene contro».
Massimo Ponte, titolare del Taka Tuka, a Porta Pescara chiede all’amministrazione comunale, ma in generale anche a tutta la città, «di avere un occhio di riguardo per gli spazi: dateci la possibilità di lavorare, noi ci impegneremo a rispettare ogni tipo di regola per assicurare la sicurezza. Ma dateci la possibilità di ampliare i nostri spazi esterni. Noi abbiamo installato una pedana dove poter mangiare o prendere un aperitivo in sicurezza e abbiamo a disposizione anche tutta la scalinata, così come tutti gli altri locali della zona. Vogliamo ricominciare in sicurezza, non vogliamo assolutamente lasciare alcuna minima percentuale di rischio, perché si potrebbe richiudere un’altra volta tutto. E allora sarebbe la fine».
Sempre a Porta Pescara il 27enne Giacomo Marini gestisce la ristosteria Mangiafuoco: «Siamo molto contenti di poter tornare a lavorare: è un ritorno alla semi-normalità. La gioia più grande è poter tornare a vedere il sorriso sul volto dei nostri clienti. Per fortuna abbiamo sempre avuto un ampio spazio all’esterno, per cui possiamo assicurare alla nostra clientela tutte le misure di sicurezza anti-contagio».
Qualcuno, però, non ha proprio possibilità di allargarsi all’esterno. È il caso, ad esempio, dello storico ristorante Nino in via Principessa di Piemonte. «Noi dobbiamo continuare a lavorare con il solo servizio di asporto», dice Raffaella Giampietro, «aspetteremo la possibilità di riaprire con i clienti all’interno del ristorante, perché qui in centro storico non c’è proprio la possibilità di sistemare dei tavoli all’esterno». Il Gran Caffè Vittoria può contare invece su 60 posti sotto i portici di corso Marrucino: «Noi stiamo lavorando già bene con l’asporto», dice il gestore Gabriella D’Orazio, «ma il 26 per noi sarà davvero una ripartenza. E credo che lo sarà per tutta la città». Molti posti a sedere all'aperto anche per il Gran Caffè Cigno in piazzale Marconi allo Scalo: «Lo spazio all’esterno è sufficiente», conferma il gestore Marzia Calcagna, «finora siamo andati avanti bene con l’asporto, ma per noi, e soprattutto per tutto il nostro personale costretto a tantissimi sacrifici, lunedì 26 sarà davvero l’inizio della ripresa».
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