Il caso Molino Village spacca la maggioranza

La commissione non decide sul cambio di destinazione d’uso del residence Decisione rinviata al consiglio comunale ma Rifondazione e Sel sono contrari

VASTO. C’è stata discussione, sono stati illustrati gli aspetti tecnici, ma al momento del voto nessuno dei componenti si è voluto pronunciare. Si sono riservati tutti di decidere in aula i membri della commissione assetto del territorio dove è approdato il Molino Village, l’elegante complesso edilizio di contrada San Tommaso finito nell’inchiesta della Procura per la realizzazione di residenze private in una zona classificata D4, ossia destinata a insediamenti turistici. Filippo Molino, titolare della società, chiede il cambio di destinazione d’uso, in virtù di una legge regionale, la 49 del 2012, che lo consente. L’ufficio urbanistico del Comune ha istruito la pratica e ha rimesso il proprio parere favorevole, ma l’ultima parola spetta al consiglio comunale. O meglio alla maggioranza di centrosinistra che, come ha dimostrato la riunione della commissione assetto, non ha ancora trovato la quadratura del cerchio.

Nettamente contrari all’operazione sono Rifondazione comunista e Sel, mentre nel resto della coalizione non mancano i “possibilisti”, anche alla luce del parere favorevole rilasciato dagli uffici tecnici secondo i quali l’intervento rientrerebbero tra le ipotesi contemplate dalle disposizioni regionali. Il consiglio comunale, però, è sovrano ed è lì che la maggioranza dovrà pronunciarsi decidendo se modificare o meno la linea politica presa a suo tempo. Su questo tasto insiste l’ala sinistra della maggioranza.

«C’era da esaminare prima l’aspetto tecnico, il problema politico non è stato ancora affrontato», spiega l’assessore all’urbanistica Luigi Masciulli che ha partecipato alla riunione della commissione presieduta da Domenico Molino insieme ai tecnici del settore.

E l’opposizione? Il fatto che anche i componenti di minoranza della commissione assetto si siano riservati il voto in aula, dimostra che le posizioni sono tutt’altro che definite anche dall’altra parte. «La maggioranza ha l’obbligo di votare con fermezza e decisione, fin dalla commissione, ciò che ritiene di portare in consiglio comunale», sostiene Davide D’Alessandro, indipendente, «la riunione tragicomica dell’altra sera si è conclusa, com’era cominciata, con un nulla di fatto e un’assoluta certezza: la maggioranza è spaccata e non riesce a decidere, ad assumersi le responsabilità nei confronti di un imprenditore che ha già diffidato l’ente. Piuttosto imbarazzata anche la dichiarazione di Masciulli. Ha detto che il suo parere è favorevole al cambio di destinazione d’uso, ma ha precisato di parlare solo in qualità di assessore all’urbanistica, non di tutta la giunta e, soprattutto, non a nome del sindaco Luciano Lapenna. Che, come sempre, naviga sotto il livello dell’acqua».

Anna Bontempo

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