Il figlio di Gallucci: «Onorato di vestire la divisa di papà»

11 Maggio 2014

Sala della Provincia gremita per il 162° della fondazione Barboso: le frasi contro di noi? Un attestato di benemerenza

CHIETI. Nessuna enfasi, ma nelle parole del questore Filippo Barborso si avverte il senso di orgoglio per l’appartenenza ad una istituzione che da 162 anni garantisce sicurezza e protezione ai cittadini. Sala consiliare della Provincia gremita per la festa della Polizia di Stato. In prima fila l’arcivescovo Bruno Forte che stringe mani e dispensa saluti talvolta anche affettuosi. Come nel caso del presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, che riceve, col sorriso sulle labbra, anche qualche delicato buffetto «cresimale» sulla guancia. Si respira aria di festa mentre si attende l’arrivo delle autorità cittadine. Spicca la presenza delle divise, quella dei carabinieri, della Finanza e ovviamente, le giacche blu della Polizia di Stato. Qualche fila più in là i familiari del Corpo festeggiato. In sala ci sono tanti bambini. Arriva anche il sindaco Umberto Di Primio. «Non sarei mai mancato a questo incontro» dice mentre stringe mani. Messaggio rivolto a chi ha dubitato della sua presenza per l’arrivo, sempre in mattinata, del candidato di centrodestra alle regionali, Gianni Chiodi. Il prefetto Fulvio Rocco De Marinis si accomoda accanto all’arcivescovo Forte. A fare gli onori di casa il questore che poco dopo le 11 dà il via alla celebrazione del 162° anniversario della fondazione della Polizia di Stato. Il primo saluto è rivolto ai bambini presenti: «Ci auguriamo che diventino i futuri poliziotti». «Prima di questa cerimonia è stato reso onore ai caduti della Polizia con la deposizione di una corona d’alloro alla lapide posta nell’atrio della questura» esordisce Barboso «e in particolare all’agente scelto Domenico Gallucci barbaramente trucidato durante un intervento della volante nella periferia della città». Tra gli applausi due volti si illuminano di commozione e orgoglio, quello del figlio Tommaso, agente scelto nella Volante teatina. «Sono orgoglioso di vestire la divisa come mio padre» dice «che ho sempre ammirato per quello che faceva». Accanto a lui la mamma Norma Di Lizio. Il questore snocciola alcuni dati provinciali: 116 arresti del 2013 contro i 50 registrati nell’anno precedente. Poi passa a quelli eccellenti, «di maggiore impatto sociale» come quello dell’ex assessore Ivo D’Agostino accusato di violenza sessuale e concussione. Mentre la scritta contro polizia e carabinieri apparsa venerdì allo Scalo viene definita: un attestato di benemerenza. Dopo le premiazioni tutti in piedi per l’inno italiano cantato in coro e con la mano sul cuore.

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