Il fuoco non si ferma: bruciati 270 ettari 

Quarto giorno di roghi a Schiavi d’Abruzzo: danno ambientale incalcolabile. Gli investigatori a caccia dei piromani

SCHIAVI D’ABRUZZO . Quattro giorni di fuoco, fiamme alte quattro metri, paura e rabbia. Schiavi d’Abruzzo è in ginocchio. La bellissima pineta è stata in parte danneggiata dal rogo. Distrutte le conifere nella zona dei templi italici, dove le fiamme minacciano anche ristorante e pub. Il paesaggio ora è spettrale. L’incendio della notte di San Rocco si è mangiato sette chilometri di vegetazione pari a 270 ettari. Miracolosamente risparmiate le case di contrada Cupello.
Dopo una notte trascorsa con i carabinieri e i soccorritori il sindaco Luciano Piluso ha chiesto aiuto alla Regione. «Un canadair da solo non può spegnere l’inferno che si è scatenato qui», dice il primo cittadino. L’ipotesi che tanta devastazione sia stata causata dal gesto sconsiderato di un piromane che voleva vendicarsi delle multe prese con l’autovelox fa ancora più male e lascia senza parole. Solo il lavoro dei vigili del fuoco e dei volontari della Protezione civile Valtrigno e Arcobleno ha impedito che il fuoco divorasse anche le abitazioni delle frazioni e raggiungesse il centro abitato. Decine di famiglie se la sono vista brutta: una scena dantesca. «La cosa che mi ha più sconvolto è la paura e la desolazione che ho letto sul volto della gente. Avevano l’espressione di chi ha paura di poter perdere tutto», racconta Piluso. Se il paese è salvo, è solo grazie alla strategia adottata dai vigili del fuoco, unita al pressing di sindaco e della Protezione civile affinché la Regione inviasse i canadair.
«Con mezzo Abruzzo attaccato dal fuoco non è stato semplice fare capire la gravità della nostra situazione», spiega Piluso. Ieri mattina il sindaco davanti ai focolai ancora attivi ha chiesto anche un elicottero. Il vento ha spinto le lingue di fuoco verso la valle. Il danno ambientale è incalcolabile. I carabinieri e i colleghi forestali cercano il colpevole. Il fuoco purtroppo cancella ogni traccia. In mano agli investigatori pare però ci sia la targa di un’auto. È stato accertato che l’incendio è doloso, visto che il 14 agosto sono partiti tre fuochi distinti sulla Fondovalle del Trigno con accensioni dirette: secondo gli inquirenti si tratterebbe di persone che dalla strada sono entrate per pochi metri nel bosco per appiccare il fuoco. Si indaga anche su un presunto piromane che avrebbe agito per protesta contro gli autovelox. Ma per il momento gli investigatori preferiscono non sbilanciarsi.
Ed è polemica sulle difficoltà emerse nello spegnere fiamme alte fino a 4 metri in una zona impervia: mezzi non adeguati e pochi uomini a causa della riforma del Corpo Forestale, annesso all’Arma dei carabinieri, gli ex forestali non hanno più compiti attivi. (p.c.)
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