Il San Camillo affonda nell'incuria

Polmone della città dai fusti secolari, l'ex polo cardiologico allo sfascio

CHIETI. Incuria e degrado soffocano l'ex ospedale delle malattie respiratorie. Il San Camillo è nell'abbandono, preda di vandali e randagi. I residenti sono allarmati. Se ne fa portavoce il vice presidente del consiglio comunale, Alessandro Marzoli, che, dopo aver scritto a ottobre una lettera al manager Asl, Francesco Zavattaro, senza avere alcuna risposta, dice: «Siamo pronti ad azioni eclatanti».

Sarebbe ora di recuperare la struttura, facendo cassa nelle magre economie dalla Asl, proprietaria del complesso valutato nel 2006 dall'ufficio tecnico erariale la bellezza di 11 milioni e mezzo di euro e che vanta un parco di pregio con diverse specie arboree. Patrimonio indiscutibile, a possibile servizio di diverse aree, anche molto popolate, della città, lasciato lì ad agonizzare.

L'altro ieri una squadra di operai dell'azienda sanitaria stava portando via alcuni mobili dalla struttura. Per la prima volta, dopo mesi, gli abitanti della zona hanno visto aperto il cancello dell'ex sanatorio per tubercolotici, diventato da ultimo sede storica della cardiochirurgia teatina. Difficile, però, curiosare dentro. Lo stato di degrado comunque è visibile fin dall'ingresso. Il gabbiotto degli uscieri ha un vetro rotto e senza dubbio qualcuno è entrato, mettendo a soqquadro quei pochi arredi che erano rimasti.

Poi ci sono le aree verdi ridotte male, con rifiuti di vario genere gettati alla rinfusa, vaschette di cibo lasciate per i randagi e vecchi cestini raccogli immondizia pieni fino all'orlo. I rami degli alberi potati o caduti con la neve sono anche lungo i marciapiedi esterni della struttura. Andando giù dalla zona dei Tre Pini è facile vedere come tutto il parco sia soffocato dal sottobosco e le panchine o le vecchie insegne del percorso verde siano ormai scomparse.

Di più non si vede ma si sente. «Di notte spesso avvertiamo schiamazzi e rumori di vario genere», dice una donna. «Temiamo che vadano a drogarsi», osserva Marzoli. L'esponente del Pd abita in zona. A fine ottobre ha inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno al direttore generale della Asl, Francesco Zavattaro, per sollecitare maggiore solerzia nella manutenzione della struttura.

«Io stesso ho chiamato due volte la polizia perché venisse a controllare», racconta Alessandro Marzoli, «andrebbe garantita la sorveglianza e soprattutto non va perso assolutamente il meraviglioso parco che circonda l'edificio. Sono rammaricato per l'indifferenza della direzione generale, che in tre mesi non mi ha dato alcuna risposta. Presto interesserò il consiglio comunale del problema con un atto che sto preparando in questi giorni».

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