Il vescovo Forte striglia le banche

2 Febbraio 2014

Convegno col banchiere Gotti Tedeschi: «Non danno credito ai piccoli industriali»

VASTO. Una severa condanna per «le politiche di rigore che si sono rivelate implosive» e una strigliata alle banche «che non fanno credito ai piccoli imprenditori». Parole ferme quelle di Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che dal palco del teatro Rossetti ha dato voce alla gente comune. A quelli, e sono tanti, che arrivano con difficoltà a fine mese. L’occasione è il convegno “Crisi economica e crisi di fiducia” organizzato dall’Unione giuristi cattolici di Vasto (Ugci) con il patrocinio di Assovasto (associazione di piccole e medie imprese) e Confindustria.

Un incontro pensato, come gli stessi organizzatori hanno spiegato, per professionisti, imprenditori, disoccupati, politici e amministratori che hanno a cuore le sorti dell’Italia e cercano motivi di fiducia e di ottimismo per andare avanti.

Forte, relatore del convegno insieme a Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere e Francesco D’Agostino, presidente nazionale Ugci, ha utilizzato alcune metafore. «Il mio è un intervento semplice», ha esordito l’alto prelato, «quello di un Pastore che cerca di ascoltare la gente e di riflettere su quanto sta accadendo. La diocesi è un microcosmo che rappresenta l’intero paese». Per descrivere la crisi economica che sta mettendo a dura prova tante famiglie Forte si è servito della metafora del naufragio. «Nella gente è crollata l’idea di una crescita infinita», ha detto, «della garanzia del posto di lavoro, di poter spendere più delle proprie possibilità. Non ci sono più punti di riferimento. Quello che prima era scontato e garantito, oggi non lo è più. In questo contesto importante è la rotta: occorrono mete collettive, non individuali», ha concluso Forte, secondo il quale bisogna «trovare il senso per costruire un domani diverso, ritrovare la fiducia nell’altro come soggetti consapevoli e liberi».

Per Gotti Tedeschi, che si è lasciato andare a una lunga dissertazione economica, lanciando più di una provocazione, bisogna seguire l’esempio degli Stati Uniti «che stanno riportando al proprio interno le produzioni». Cioè fare esattamente il contrario di quello che si sta facendo in Italia da trent’anni con la delocalizzazione delle fabbriche. «Nel 1975 i risparmi degli italiani erano il 25% del reddito, oggi solo il 4%», ha sottolineato l’economista che ha manifestato forti perplessità sia sul modello “Marchionne”, sia sul modello “Electrolux”, ventilando una terza possibilità, quella che lui ha definito “modello intelligente”: cioè riavviare lo sviluppo utilizzando il risparmio - che insieme alle piccole e medie imprese è una risorsa per l’Italia - a sostegno della struttura industriale.

Per Gotti «non esiste il debito pubblico, ma quello del sistema economico». Sui rapporti tra economia e giuristi è intervenuto D’Agostino.

Anna Bontempo

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