In trecento con trattori e forconi «Bollette alle stelle, adesso basta»

30 Gennaio 2024

Sit-in contro il Consorzio: agricoltori e allevatori invadono le strade dello Scalo con striscioni e mezzi «Siamo stanchi di questa gestione. Ci stanno togliendo il futuro, costi triplicati e acqua centellinata» 

CHIETI. Il vento di protesta soffia anche sulle strade di Chieti: oltre 300 tra agricoltori e allevatori ieri si sono messi in marcia per manifestare e richiamare l’attenzione sui problemi che da anni mettono in ginocchio il settore agricolo. A Chieti, la protesta sposa anche il caro bollette del Consorzio di bonifica centro. E, proprio qui davanti, un corteo di oltre 60 trattori e centinaia di manifestanti, con tanto di forconi rossi (in plastica), hanno fatto sentire la loro rabbia. «Adesso basta», urlano ai megafoni i rappresentati del Comitato di bonifica sostenibile, motore della protesta, «state uccidendo l’agricoltura e il futuro di tutti».
BOLLETTE ALLE STELLE I centinaia di associati del Comitato non ci stanno più alle cifre da capogiro che compaiono sulle bollette del Consorzio, aumenti «illegittimi» sentenziati anche dal Tar. «Chiediamo di rideterminare le tariffe che di anno in anno raddoppiano», protesta Patrizia D’Agostino del Comitato, «non c’è un controllo da parte delle istituzioni né una regola per determinarle. Noi non molleremo, vigileremo e faremo sì che questo ente ritorni nell’alveo della legalità». A dare un esempio concreto degli aumenti è Maurizio Di Girolamo. «Siamo arrivati a circa 270 euro a ettaro di terra per gli agricoltori», spiega, «sono tariffe da abbassare, come in media nazionale, di circa 70 euro a ettaro. Chiediamo l’applicazione del piano di classifica e la ripartizione delle tariffe in maniera equa, ora sono gestiste in maniera clientelare».
I MOTIVI Sono idee chiare quelle dei manifestanti che armati di fischietti e striscioni, a suon di clacson dei trattori, hanno animato un acceso corteo partito da via Feltrino, in direzione del Consorzio. Tanti i punti che hanno caratterizzato la protesta: si parte dai commissari che dal 2017 gestiscono l’ente. «Non si riesce a fare una programmazione e non c’è dialogo», lamenta Eugenio Giansante, «è un problema che non permette l’insediamento degli eletti del 26 novembre 2023». Gli agricoltori chiedono anche una tariffa irrigua commisurata al tipo di coltura e di terreno effettivamente irrigato e irrigabile e la rateizzazione dei contribuiti. Poi il caso dell’acqua che, a detta dei manifestanti, è disponibile solo per pochi mesi l’anno. Un bene quindi prezioso per il terreno e per chi lo lavora che viene centellinato: a soffrire sono anche gli animali. «Stanno ammazzando il nostro futuro», dice Lorenzo Di Muzio, allevatore che ieri ha portato a protestare anche il suo vitello, «siamo stanchi di questo governo che ci sta massacrando. I miei figli, i miei nipoti vogliono continuare questo lavoro, ma non c’è futuro». Urla al megafono la sua rabbia anche Giacomo Obletter del Comitato: «L’acqua è un bene pubblico che vogliono privatizzare, come hanno fatto per l’elettricità e per il gas, il piano che hanno in mente è quello di distruggere i consorzi di bonifica, l’acqua darla in gestione alle società di distribuzione. Intanto ci fanno morire: vogliono la distruzione dell’agricoltura per farci mangiare gli insetti e la carne sintetica». Tra i manifestanti ieri c’era anche il noto vitivinicoltore Francesco Paolo Valentini.
il sostegno della politicaA sostenere la protesta ieri c’erano anche il sindaco di Loreto Aprutino Renato Mariotti e Chiara Trulli per Spoltore, Gino Cantò per Cepagatti, il consigliere comunale delegato all’Agricoltura del Comune di Penne, Federico Domenicone, l’assessore di Cepagatti Camillo Sborgia, e il consigliere comunale di Chieti Giampiero Riccardo. La lunga lettera di richieste a firma del Comitato è stata consegnata anche al candidato presidente in Regione Luciano D’Amico che ieri non ha voluto fare promesse. «Ne avete già sentite tante in questi anni», dice D’Amico, «per questo il mio è un impegno a risolvere questa situazione. Il modello di governo per cui ci candiamo punta a cambiare metodo: ciò vuol dire sentire chi i problemi li vive tutti i giorni».