Inchiesta sul vigile atipico
Il sindaco Paolini e una dirigente ascoltati in Procura.
LANCIANO. Il caso del vigile “atipico” porta in Procura il sindaco Filippo Paolini. Il primo cittadino è stato ascoltato ieri dal pm Vecchi come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sul dipendente comunale assunto come operaio e “promosso” vigile. Il reato ipotizzato dalla Procura è abuso d’ufficio.
Insieme al sindaco Filippo Paolini (Pdl) il pubblico ministero titolare dellinchiesta, Rosaria Vecchi, ha convocato a palazzo di giustizia anche la dirigente comunale del settore affari generali, Maria Consiglia Palumbo, e lo stesso “vigile”.
L’indagine ha mosso i primi passi in seguito alla presentazione di alcuni esposti sulle multe effettuate dal vigile “atipico”. Nei mesi scorsi la polizia aveva sequestrato in municipio i fascicoli riguardanti il dipendente comunale promosso ad agente di polizia municipale. Il caso era stato sollevato in consiglio comunale anche dal consigliere di maggioranza Alessandro Di Martino (Pdl).
L’impiegato, assunto come dipendente di categoria B (operaio) e in servizio da più di tre anni, era stato autorizzato, lo scorso novembre, da un decreto del sindaco a svolgere mansioni di polizia stradale. In veste di agente della polizia stradale ha svolto incarichi di sorveglianza del territorio, multando anche le autovetture per infrazioni al codice della strada. Pare proprio che alcune sanzioni per divieto di sosta fatte in via Dei Frentani, all’orario di entrata degli uffici pubblici, abbiano scatenato gli esposti in Procura. Il sindaco Paolini si dichiara tranquillo e difende la legittimità degli atti adottati.
«È stata applicata la legge che consente al Comune di nominare il personale in grado di applicare le sanzioni al codice della strada», spiega, «solo dopo, però, che lo stesso abbia svolto corsi di formazione. In pratica questa legge colma il vuoto lasciato dai cantonieri. È tutto lecito, tant’è che nessun automobilista multato ha fatto ricorso al giudice di pace».
Sarebbero l’articolo 12 del codice della strada, la finanziaria del 2000 e il decreto legge 391 del 1999, sul conferimento delle funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni del codice della strada, le leggi sulle quali il Comune si sarebbe basato. L’iter avrebbe preso comunque le mosse da un’istanza della dirigente. L’operaio avrebbe poi svolto il corso di formazione e superato il successivo esame di idoneità davanti a un tenente della polizia municipale.
Il comandante dei vigili urbani avrebbe infine accertato la preparazione del dipendente. La nomina quindi è avvenuta su ordinanza sindacale. Questa è la ricostruzione che Paolini ha fatto ieri mattina al pm Vecchi. L’audizione era un atto dovuto dell’inchiesta, per ora aperta contro ignoti. Sulla base della documentazione acquisita il pm ora valuterà se chiedere l’archiviazione del caso o procedere con l’accusa, stavolta però scrivendo sul frontespizio anche i nomi degli indagati.
Insieme al sindaco Filippo Paolini (Pdl) il pubblico ministero titolare dellinchiesta, Rosaria Vecchi, ha convocato a palazzo di giustizia anche la dirigente comunale del settore affari generali, Maria Consiglia Palumbo, e lo stesso “vigile”.
L’indagine ha mosso i primi passi in seguito alla presentazione di alcuni esposti sulle multe effettuate dal vigile “atipico”. Nei mesi scorsi la polizia aveva sequestrato in municipio i fascicoli riguardanti il dipendente comunale promosso ad agente di polizia municipale. Il caso era stato sollevato in consiglio comunale anche dal consigliere di maggioranza Alessandro Di Martino (Pdl).
L’impiegato, assunto come dipendente di categoria B (operaio) e in servizio da più di tre anni, era stato autorizzato, lo scorso novembre, da un decreto del sindaco a svolgere mansioni di polizia stradale. In veste di agente della polizia stradale ha svolto incarichi di sorveglianza del territorio, multando anche le autovetture per infrazioni al codice della strada. Pare proprio che alcune sanzioni per divieto di sosta fatte in via Dei Frentani, all’orario di entrata degli uffici pubblici, abbiano scatenato gli esposti in Procura. Il sindaco Paolini si dichiara tranquillo e difende la legittimità degli atti adottati.
«È stata applicata la legge che consente al Comune di nominare il personale in grado di applicare le sanzioni al codice della strada», spiega, «solo dopo, però, che lo stesso abbia svolto corsi di formazione. In pratica questa legge colma il vuoto lasciato dai cantonieri. È tutto lecito, tant’è che nessun automobilista multato ha fatto ricorso al giudice di pace».
Sarebbero l’articolo 12 del codice della strada, la finanziaria del 2000 e il decreto legge 391 del 1999, sul conferimento delle funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni del codice della strada, le leggi sulle quali il Comune si sarebbe basato. L’iter avrebbe preso comunque le mosse da un’istanza della dirigente. L’operaio avrebbe poi svolto il corso di formazione e superato il successivo esame di idoneità davanti a un tenente della polizia municipale.
Il comandante dei vigili urbani avrebbe infine accertato la preparazione del dipendente. La nomina quindi è avvenuta su ordinanza sindacale. Questa è la ricostruzione che Paolini ha fatto ieri mattina al pm Vecchi. L’audizione era un atto dovuto dell’inchiesta, per ora aperta contro ignoti. Sulla base della documentazione acquisita il pm ora valuterà se chiedere l’archiviazione del caso o procedere con l’accusa, stavolta però scrivendo sul frontespizio anche i nomi degli indagati.