l’incontro all’istituto de titta

Ingroia: caccia ai patrimoni latitanti per vincere la mafia

LANCIANO. «Un’Italia diversa, dalla parte delle regole, si costruisce con i giovani e gli studenti, con la cultura della legalità». Antonio Ingroia arriva, scortato, poco prima delle 12 all’istituto...

LANCIANO. «Un’Italia diversa, dalla parte delle regole, si costruisce con i giovani e gli studenti, con la cultura della legalità». Antonio Ingroia arriva, scortato, poco prima delle 12 all’istituto De Titta, dove lo aspettano le quinte classi. L’ex magistrato antimafia, che sarà commissario della provincia di Trapani, ricorda gli anni alla Procura di Palermo, prima con i «miei maestri, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino», poi con Gian Carlo Caselli, con cui ha scritto il libro “Vent’anni contro. Dall’eredità di Falcone e Borsellino alla Trattativa”.

L’ultima indagine, quella sulla trattativa Stato-mafia, che «mi ha dato l’amara consapevolezza», racconta Ingroia, «della diffusa incapacità dello spirito nazionale a essere intransigente verso ciò che è illegale e criminale. Nel 1992 lo Stato aveva abbandonato quei magistrati, trattava con i mafiosi esponendo loro, che invece erano intransigenti, alla vendetta della mafia. Questa è una verità che non riguarda il passato, ma anche l’oggi, una classe dirigente e un ceto politico che hanno paura della verità. L’impegno nella magistratura è fondamentale, ma insufficiente: devono moltiplicarsi le occasioni di stare in mezzo alla gente, nella società civile. E questo lo si fa meglio senza toga».

L’incontro di Ingroia con gli studenti rientra nel “Protocollo sulla legalità”, sottoscritto da Procura, Comune e scuole. Nella prima parte i ragazzi incontrano il procuratore capo Francesco Menditto e Massimiliano Travaglini del movimento “Agende rosse”. Ma è all’ex magistrato, oggi avvocato e politico («l’esperienza continua», dice Ingroia, «Renzi? Potrebbe fare molto ma le sue idee sulla riforma della giustizia non convincono»), che gli studenti vogliono rivolgono le domande. «La mafia ha cambiato pelle: come si fa a riconoscerla e combatterla?», domanda una studentessa. «C’è una mafia invisibile, quella degli affari, dei colletti bianchi», risponde Ingroia, «non basta dare la caccia ai boss latitanti, ma anche ai patrimoni latitanti, infiltrati in un’economia apparentemente pulita». (s.so.)

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