L’Università ricorre contro se stessa
Di Ilio chiede al Tar di annullare il contratto da 23 milioni di euro con il Cus firmato dall’ex rettore Cuccurullo
CHIETI. L’Università ricorre contro se stessa. Ma non è un pugile che sferra pugni a uno specchio. Dietro il ricorso, che il rettore, Carmine Di Ilio, ha depositato al Tar Pescara e notificato alla contraparte, si celano una torta che vale 23 milioni di euro e uno schiaffo, metaforicamente parlando, al suo predecessore nonché maestro, Franco Cuccurullo. In sintesi il rettore chiede ai giudici amministrativi di annullare il contratto milionario che Cuccurullo siglò con il Cus di Mario Di Marco il 31 maggio del 2011. La strategia della D’Annunzio a questo punto appare più chiara: l’Ateneo cerca di guadagnare tempo allontanando il più possibile lo spauracchio di dover restituire soldi, tanti soldi, al Cus che, guarda caso, proprio oggi, davanti al Tar, si gioca la sua partita.
Di Marco chiede la sospensiva di due delibere con cui il Cda dell’Ateneo ha cercato di metterlo ko, prima sospendendo e poi annullando due atti che determinarono il contratto della discordia. Ma il rettore gioca di rimessa, anzi d’anticipo, chiedendo agli stessi giudici l’annullamento del contratto. E l’effetto non potrà essere che il rinvio dell’udienza di oggi. Il rettore però sa bene che dietro quel contratto, formalmente siglato da Cuccurullo, ed i rapporti tra Cus e Ateneo, ci fu un suo decennale impegno fino al punto che toccò proprio a Di Ilio certificare i crediti che lo stesso Cus vantava nei confronti della D’Annunzio. Si trattava di qualcosa come 40 milioni di euro ma il contratto, che garantiva al Cus 920mila euro l’anno, per 25 anni e per un totale di 23 milioni, servì a cancellare il pregresso e a guardare al futuro. Con quei fondi il Cus ha quindi fornito in maniera sistematica a 6mila studenti servizi gratuiti negli otto impianti sportivi dallo stesso gestiti; ha dato la possibilità a tutti gli altri universitari di utilizzare comunque gli impianti anche in modo sporadico, e agli iscritti di Scienze motorie di eseguirvi i tirocini formativi che ora non si fanno più. Tutto è filato liscio fino a che, il 29 ottobre del 2013, su indicazione del dg, Filippo Del Vecchio, il Cda dell’Ateneo ha sospeso il contratto e il 23 marzo scorso, lo stesso organo, ha annullato le delibere del 20 dicembre del 2010 e del 23 maggio 2011 che fungevano da atti prodromici per il patto che, da lì a poco, la D’Annunzio avrebbe siglato con Di Marco. La vicenda, già fin qui complessa, si ingarbuglia ancora di più adesso che Di Ilio, rinnegando passato e maestro, si rivolge al Tar (ma sarà davvero competente o questa è materia del giudice ordinario?) e guadagna un’altra (per lui) preziosa manciata di tempo. Per ora nessuno ha perso. Tranne gli studenti.