La Asl restituisce 140 mila euro ai medici

A quattro anni dalla sentenza della Corte d’appello arrivano i soldi dell’Irap a 24 dirigenti sanitari

VASTO. Ammonta a 140mila euro il maxi rimborso della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti nei confronti di 24 dirigenti medici per aver indebitamente trattenuto l’Irap per l’Alpi, ovvero per l’attività libero professionale intramuraria che svolgono o hanno svolto affiancandola al lavoro in corsia. A quasi quattro anni dalla pronuncia della sentenza della Corte d’appello dell’Aquila, l’azienda sanitaria ha messo in esecuzione i rimborsi agli aventi diritto che avevano proposto il ricorso in appello contro la sentenza del giudice di primo grado.

La vicenda finita in tribunale si trascina da oltre un decennio. I medici coinvolti che prestano e hanno prestato servizio negli ospedali di Vasto, Lanciano e Atessa, hanno scelto di praticare, al di fuori dell’orario di servizio, anche l’attività libero professionale nelle stesse strutture. La Asl, a partire dal 2001 e fino al 2010, con l’istituzione dell’imposta regionale sulle attività produttive, ha effettuato delle trattenute sui compensi spettanti loro per la doppia professione.

«La Corte d’appello ha dichiarato l’illegittimità delle trattenute a titolo di Irap sui compensi corrisposti ai dirigenti medici per l’Alpi e ha condannato l’azienda alla restituzione ai ricorrenti delle predette somme equivalenti all’importo dell’imposta fissata nella misura dell’8,50%», spiega l’avvocato Luca Damiano, del foro di Vasto, che ha assistito e difeso alcuni dei 24 professionisti. «Il giudice di secondo grado ha ritenuto, infatti, che nella determinazione della tariffa, l’azienda sanitaria deve comprendere tutte le voci di costo, tra le quali l’Irap, e può, nel caso in cui comunque si verifichi un disavanzo, arrivare anche a sospendere il servizio», aggiunge il legale. «Di certo, però, quello che non può fare è far gravare la detrazione sul compenso del medico giacché non è il soggetto passivo della tassa. Inoltre, l’attività libero-professionale espletata in ambito ospedaliero non va assimilata alla normale attività libero professionale, fermo restando che, nel caso specifico, sia l’organizzazione del servizio intramurario che la determinazione delle parcelle spettano alla Asl», conclude l’avvocato Damiano.

Per i ricorrenti il maxi risarcimento si chiude un’annosa vicenda.

Simona Andreassi

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