Striscione dei lavoratori della Ball, stamane a Roma, davanti al ministero dello Sviluppo economico

ROMA

La multinazionale licenzia il giorno di Natale

Confermata al ministero la decisione della Ball Beverage Packaging Italia che delocalizza in Serbia. A casa settanta lavoratori del Chietino

CHIETI. La Ball Beverage Packaging Italia si è detta indisponibile a soluzioni diverse dal licenziamento per i 70 lavoratori dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina nel corso dell'incontro che si è tenuto oggi, a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del sottosegretario Sorial, del presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, del sindaco di San Martino sulla Marrucina, Luciano Giammarino, e dei rappresentanti nazionali e territoriali di Fim Cisl e Fiom Cgil. Questa mattina, nella capitale, decine e decine di lavoratori hanno manifestato davanti al ministero, accompagnati dai sindaci di Guardiagrele, Ripa Teatina, Rapino e dal vicesindaco di Roccamontepiano, mentre all'interno del dicastero le organizzazioni sindacali chiedevano all'azienda di ritirare i licenziamenti e di avviare un confronto in sede ministeriale per consentire la gestione non traumatica della vicenda. Secondo i sindacati, il fatto paradossale è che la multinazionale ha annunciato nelle scorse settimane la decisione di chiudere lo stabilimento abruzzese trasferendo le attività in Serbia per un periodo di nove mesi sostenendo che successivamente le attività sarebbero state ritrasferite a Verona dove la Ball ha l'altra sede italiana, senza che vi fosse stato alcun sentore di tale decisione. «Qualora ciò fosse confermato» si legge in un documento dei  sindacati, a proposito del no a soluzioni diverse dal licenziamento per i 70 lavoratori dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina, «ci troveremmo di fronte a un no non solo alle ragionevoli richieste sindacali, ma ad un 'no al governo di questo Paese. Chiediamo al ministero di verificare i fatti e di provvedere a convocare immediatamente la multinazionale, esercitando il proprio ruolo politico anche nei confronti dell'ambasciatore americano in Italia. È impensabile» affermano ancora i sindacati «che questi gruppi possano continuare a distruggere il lavoro nel nostro paese continuando a beneficiare degli introiti derivati dalla vendita dei loro prodotti in Italia, mettendo sul lastrico decine di famiglie in un territorio già pesantemente martoriato come quello di Chieti che di recente è stato colpito dalla chiusura di Honeywell. Abbiamo chiesto al ministero di favorire l'utilizzo degli ammortizzatori sociali aggiuntivi a questo percorso per garantire il tempo necessario a evitare il dramma della chiusura e del licenziamento che avverrebbe il 25 dicembre prossimo, giorno di Natale».