L’Abruzzo vola verso il futuro con gli spicchi di reattore Wts

«Sarà come prendere il sole, metterlo in una scatola, dargli una “shakerata” e riprodurre l’energia delle stelle», citando la spiegazione “for dummies” che Luca Tosto, Ceo del colosso abruzzese, ha dato al Centro.
ORTONA. A Ortona è stata scritta una pagina importante di una rivoluzione energetica che vede l’Abruzzo protagonista. Nel cantiere della Walter Tosto sono stati presentati gli “spicchi” made in Abruzzo di quello che sarà il cuore del primo reattore a fusione nucleare della storia. Saranno spediti in Francia dallo scalo abruzzese, precisamente a Cadarache, nel comune di Paul-lez-Durances, che ospita il più grande centro di ricerca nucleare d’Europa. Questi spicchi d’acciaio (chiamati anche “fagioloni” per il loro aspetto), sono lunghi 13 metri e hanno chilometri di sofisticate saldature a fronte di più di settecentomila ore di lavoro. Messi insieme formeranno un’enorme sfera, il “vacuum vessel”, nucleo del reattore al cui interno si arriverà a 150 milioni di gradi centigradi. Sarà come «prendere il Sole, metterlo in una scatola isolata, dargli una bella “shakerata” e riprodurre l’energia delle stelle per trarne energia termica», citando la magistrale spiegazione “for dummies” data al Centro da Luca Tosto, Ceo del colosso abruzzese.
IL SOGNO DELL’ENERGIA PULITA.
Sembrano oggetti venuti da un altro pianeta i “fagioloni”, invece sono quanto di più terrestre possa esserci: frutto del lavoro e del sudore di operai altamente specializzati, dello studio delle migliori menti del Paese e del testardo impegno di uomini e donne d’impresa che hanno scommesso e investito in un esperimento. Iter è l’acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor, programma mondiale che coinvolge Unione Europea, Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti con l’obiettivo di seguire una via (un “iter”) comune: scoprire se è possibile creare energia pulita, senza rischi di incidenti e senza scorie da gestire per un lungo periodo. A Italia e Corea del Sud – vale a dire al consorzio Amw (Ansaldo Nucleare, Mangiarotti/Westinghouse, Walter Tosto) e a Hyundai – è stato affidato il compito di realizzare i pezzi del contenitore “magico” del reattore da assemblare in Francia.
IL CAPOSTIPITE
Prima di iniziare, tutto si è fermato all’ingresso di Walter Tosto, il capostipite. Classe 1939, simbolo di un’azienda che oggi vola portando l’Abruzzo nel mondo e nel futuro, della generazione “forte e gentile” che è il motto di una regione intera. Applausi a scena aperta. Un mare d’orgoglio ha invaso il capannone della Walter Tosto quando all’inizio è stato proiettato il filmato che ha racchiuso il lavoro di quindici anni. Il “red carpet” del nucleare ha visto gli interventi dei manager coinvolti, moderati e incalzati da Luca Telese. La cerimonia è iniziata con il discorso di Luca Tosto. «È stato un viaggio complesso fatto di impegno e sacrifici», ha detto l’Ad. «Abbiamo raggiunto un obiettivo straordinario, condiviso fra realtà industriali che hanno trasformato un sogno in un risultato eccezionale. Questo percorso ci rafforza e rende più competitivi nella catena del valore del settore nucleare».
Il governatore Marco Marsilio ha voluto ricordare un suo emendamento alla legge del 2008 sul nucleare del quarto governo Berlusconi, bocciata successivamente dal Referendum: «Impegnava per la prima volta l’Italia verso la fusione nucleare, restando in piedi anche dopo l’esito referendario; per questo oggi provo un pizzico di orgoglio personale». Presente anche l’ex deputato Massimiliano De Toma, consulente energia del gruppo FdI alla Camera. March Lachaise, direttore di Fusion for Energy, ha parlato di «diplomazia scientifica» in riferimento al programma Iter e della necessità di «affrontare sfide globali per l’approvvigionamento energetico e il cambiamento climatico». In seguito ha sottolineato come l’Europa abbia la responsabilità «di metà del progetto, con più quattrocento milioni di euro all’anno di investimenti». Carico d’entusiasmo l’intervento di Alessandro Bonito Oliva, capo dell’organizzazione “Tokamak” (il nome russo del tipo di reattore nucleare). Oliva ha riservato un’emozionante standing ovation agli operai. E alla fine del lungo applauso è arrivata una battuta: «Noi facciamo le chiacchiere, voi i fatti».
UN LAVORO SENZA SOSTA
Emozionante l’intervento di Massimiliano Tacconelli, nuclear program manager della Walter Tosto, uno che in questi anni le ha viste tutte in azienda. Ha ricordato l’inizio della sua carriera («ero giovanissimo quando sono entrato in azienda») e spiegato con parole efficaci tutta la difficoltà del lavoro che è stato fatto: «Abbiamo creato tecnologie che non avevamo, usato strumenti che non avevamo, ci siamo inventati macchine che non esistevano. Questo progetto porta all’estremo ogni aspetto del nostro saper fare». Poi ha citato un numero impressionante (889): «è il numero di sabati, domeniche e festivi in cui abbiamo lavorato fino a oggi noi del consorzio». Il minimo comune denominatore di tutti gli interventi è stato il sentimento di crescita personale, di «cambiamento», a partire dallo stesso Luca Tosto: «Oggi celebro uno dei momenti più belli della mia carriera». Anche Roberto Adinolfi, presidente di Ansaldo Nucleare ha ribadito il «momento di crescita professionale». E nel tendone tutti – sul palco, durante il pranzo e nella visita guidata – hanno ripetuto parole simili. Vittorio Murer, managing director di Westinghouse Italy, si è concentrato sulla forza della squadra con lo slogan «emblemi diversi, un solo team» e ha parlato di «incoscienza, lungimiranza e coraggio» come tre elementi chiave per raggiungere «un obiettivo che durerà a lungo». Premiati con una riproduzione in miniatura del “fagiolone” Stefano Rossi per la produzione Walter Tosto, Marcello Parodi per Ansaldo Nucleare, Jean-Marc Leleu per Westinghouse, March Lachaise per Fusion For Energy e Alessandro Bonito Oliva (Tokamak Iter Organization). In un tempo dominato da guerre a sfondo energetico, con il nucleare visto sempre come tema divisivo, si apre un’era in cui il nucleare può invece unire. Quindici anni di lavoro per un attesissimo esperimento che durerà trenta minuti, per scoprire se sarà possibile rubare la forza del Sole.