Palmoli

L’avvocato della famiglia nel bosco: «Bimbi a casa entro Natale»

24 Novembre 2025

Angelucci: «Pronti a fare ricorso, motivazioni false e superficiali». Intanto il 6 dicembre la manifestazione a Roma di amici e concittadini della coppia con un sit-in davanti al ministero

PALMOLI. «L’obiettivo è uno solo: riportare i piccoli a casa entro Natale». L’avvocato Giovanni Angelucci – legale della famiglia di Palmoli – lo ripete come un mantra: «È difficile, ma non impossibile». Entro la prossima settimana sarà depositato il ricorso contro il provvedimento che, giovedì scorso, ha sospeso la potestà genitoriale a Catherine Birmingham, quarantacinquenne australiana, e al marito Nathan Trevallion, 51 anni, britannico.

I tre figli della coppia – due gemelli di sei anni e la maggiore di otto – sono stati prelevati dai servizi sociali e accompagnati, senza preavviso, in una casa famiglia a Vasto. La madre è lì, ma dorme in una stanza separata al piano di sopra. Il padre, invece, è rimasto solo in casa e può vedere i figli soltanto su appuntamento. «La casa famiglia è una struttura adibita a ospitare bambini e madri», spiega l’avvocato Angelucci, «dal momento che vengono ospitati dei minori, la presenza dei padri non è consentita».

Così ieri, davanti alla casa di Catherine e Nathan, l’assenza dei figli si è fatta più tagliente del freddo di novembre: la prima domenica senza i bambini ha messo il padre in ginocchio. Travolto da un dolore che non concede tregua, il suo incubo non è soltanto la distanza, ma l’assedio mediatico: una pioggia di telecamere, microfoni e luci puntati sul suo silenzio.

«Oggi non parlo, sto male», ha detto Nathan, quasi a voler scomparire da una scena che non ha mai voluto, né cercato. E di fronte a queste parole, l’Italia si è mossa: il 6 dicembre, a Roma, un comitato di amici, concittadini e persone che non riescono a restare inermi di fronte a quella che, per molti, è un caso di «separazione forzata», porterà la protesta – contro la decisione del tribunale per i minorenni dell’Aquila – di fronte alla sede del ministero della Famiglia e delle Pari opportunità. Nel mentre, la vita di questa famiglia scorre dentro una crepa: ieri mattina, il legale ha fatto visita a Catherine e ai bambini nella casa famiglia. Poi, è tornato nel bosco per aggiornare Nathan.

Appena arrivato, però, ha trovato una realtà difficile da gestire, con un padre immerso nel dolore e incapace di far prevalere la propria voce su quella delle istituzioni. Anche i figli sognano di tornare a casa: «Questa mattina mi sono corsi incontro», racconta l’avvocato Angelucci, «mi hanno abbracciato sorridenti, ma con un velo di malinconia negli occhi. La prima cosa che mi ha detto il bambino è stata: “Quando torneremo a casa?”».

Una domanda che pesa sulla coscienza di Nathan che, di fronte al loro dolore, crolla. «La casa famiglia – dove sono stati collocati i bambini e la madre – è una struttura d’eccellenza», prosegue Angelucci, «ma non è come vivere a casa propria. La madre continua a lottare, ma soffre molto perché dorme in un’altra stanza e i figli la possono vedere soltanto durante i pasti. Nei prossimi giorni cercheremo di ottenere l’autorizzazione per consentire a Catherine e ai bambini di dormire in un’unica stanza, perché questo distacco è difficile da sostenere».

I magistrati, da parte loro, hanno motivato la sospensione della potestà genitoriale con quattro grandi temi: istruzione parentale non verificata, inadeguatezza della casa, mancanza di socialità e assenza di cure mediche. Il legale, poi, affronta la questione più rumorosa: la richiesta dei 150mila euro – presentata dai genitori al tribunale – per consentire visite mediche sui bambini. Una cifra che fa discutere e che mette in dubbio le reali intenzioni della coppia.

Ma il legale precisa: «È stata una provocazione, una reazione impulsiva, tipica di chi subisce attacchi. Non vogliono soldi: hanno rifiutato anche l’aiuto economico offerto dal Comune di Palmoli, guidato dal sindaco Giuseppe Masciulli. Vogliono vivere a spese loro, non hanno mai chiesto niente, nemmeno il sussidio statale. Hanno sbagliato, ma per loro è stato un modo di dire: “Se i nostri figli devono essere sottoposti a visite mediche che, secondo noi, non meritano, allora chiediamo una sorta cauzione”». Intanto il caso travolge anche la politica: il leader della Lega, Matteo Salvini, ha telefonato due giorni fa al legale della famiglia, promettendo vicinanza e un possibile intervento, con il fine di riportare i bambini a casa. Angelucci ringrazia, ma frena: «Non è una questione politica: è una questione umana che parla di libertà e diritti. Non abbiamo bisogno del governo, ce la faremo da soli».

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