Natale 2025, Forte: “La guerra è il male assoluto, il bimbo ci svegli”

25 Dicembre 2025

Pubblichiamo l’intervento integrale dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, esimio teologo: “Il ritorno al primato esigente dell’istanza etica appare più che mai necessario”

CHIETI. «L’amore è vita. Tutto ciò che capisco lo capisco soltanto perché amo… Tutto dipende soltanto dall’amore. L’amore è Dio, e morire significa per me, particella di amore, tornare alla comune, eterna sorgente del tutto»: queste frasi, tratte dal capolavoro di Lev Tolstoj “Guerra e pace”, aiutano a comprendere quale follia sia la guerra e come solo la pace, intessuta di legami di rispetto e di amore, sia la casa della vita per ognuno e per tutti. La barbarie della violenza, che in ogni guerra si esprime, non si potrà vincere battendo colpo su colpo. Solo il dialogo e l’impegno per la giustizia porteranno ad una pace vera.

Lo esprimono con chiarezza queste parole, pronunciate da Papa Francesco il 2 novembre 2023, scelte fra le tante da lui dette per condannare la guerra: «Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra… Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo». Ogni guerra è immorale, illegale e sostanzialmente inutile e dannosa. A evidenziare l’immoralità dei conflitti bellici – di quello seguito all’invasione russa dell’Ucraina, come di quello scatenato dall’attacco terroristico di Hamas e proseguito con la risposta israeliana, come di ognuna delle tante guerre che sono in corso nel mondo – sta anzitutto il numero di vittime che essi hanno prodotto, specialmente fra la popolazione civile inerme e incolpevole: se ogni vita umana ha un valore infinito e la sua perdita è un prezzo senza ritorno, la sproporzione fra gli scopi di chi ha voluto il conflitto e il costo in termini di sofferenza e di morte, che il loro conseguimento ha comportato, motiva ampiamente la denuncia dell’immoralità di ogni guerra. Se poi si considera che la spesa costata per mettere in atto questi conflitti sarebbe bastata a sfamare le masse affamate dell’umanità per un tempo considerevole, garantendo a milioni di esseri umani quel diritto alla sopravvivenza e alla dignità della vita che è di fatto loro negato, l’immoralità della scelta bellica appare ancora più grave.

L’illegalità della guerra appare chiara se si considera la violazione del diritto internazionale che essa comporta: calpestata l’autorità dell’Onu, l’unico organismo cui può essere affidata la ricerca di soluzioni durevoli e giuste ai conflitti, ignorate tutte le voci di dissenso espresse non solo ai livelli più alti di autorità morale, a cominciare da quella dei Papi, esautorati di fatto i possibili mediatori internazionali il cui lavoro avrebbe potuto portare frutto, si è voluta sostituire alla forza della legge la legge della forza. La giustifica del fine di abbattere il responsabile di una prepotenza non regge se misurata sul numero dei tiranni tollerati o addirittura sostenuti contro ogni legalità e democrazia in tante parti del mondo.

È soprattutto, però, sul piano politico che la guerra rivela il profondo disprezzo del diritto di cui vorrebbe farsi espressione: a una logica di partecipazione e di corresponsabilità, essa preferisce una logica egemonica che imponga con la violenza la volontà del più forte. Se poi si pretendesse che la guerra possa essere lo strumento per portare al mondo più pace, è evidente che in tutti i casi di cui ci dà testimonianza la storia essa si è rivelata inutile e dannosa: negli attuali conflitti l’odio fra popoli in guerra è cresciuto a dismisura; gli stessi che – come in maggioranza gli Europei – hanno sempre avuto un rapporto di collaborazione e di amicizia con gli Stati Uniti e la loro civiltà democratica, sono oggi in larga misura dissenzienti dalla politica egemonica del Presidente Trump, che vorrebbe portare alla risoluzione dei conflitti seguendo una logica meramente legata a interessi commerciali; il terrorismo si è alimentato di una nuova fiamma, che sta purtroppo già dando frutti in schegge impazzite in diversi Paesi; la soluzione dei due Stati in pace in Terra Santa appare sempre più un’utopia che una realtà, atteso il clima di violenza che lo scontro ha esasperato e accresciuto.

Il villaggio globale, che è ormai il nostro Pianeta, ci presenta così uno scenario drammatico: il quadro dello “scontro delle civiltà” – quella occidentale e quella islamica, con i loro retroterra religiosi –, ispirato alle tesi di Samuel Huntington, ha ceduto il posto a un altro e diverso dualismo, che vede da una parte la legge della forza, applicata da Putin e giustificata dal governo israeliano in nome della violenza subita, e dall’altra la crescente riprovazione in ogni parte del mondo di questo approccio. Resta purtroppo inascoltata la voce di coloro che, come Papa Francesco e Papa Leone XIV, hanno bollato la guerra come male assoluto, implorando la ricerca di un dialogo che cerchi la pace nella giustizia e nella verità, per il conflitto in Ucraina come per quello in Terra Santa e in altre parti del mondo.

Il ritorno al primato esigente dell’istanza etica, contenuta nei testi fondatori della fede riconosciuti tali da ebrei, cristiani e musulmani, appare più che mai necessario. È quello che ci invita a fare la nascita del Dio bambino, tanto nella vita personale, quanto in quella della società civile e del rapporto fra i popoli. Saremo pronti ad accogliere questo invito? Saranno disposti a farlo i responsabili delle nazioni?

@RIPRODUZIONE RISERVATA