Negri Sud in crisi appello di 25 borsisti: «Dateci un futuro»

Santa Maria Imbaro: lettera-appello dei giovani ricercatori «Siamo senza tutele, non c’è più tempo da perdere»

«Non spegneteci l’entusiasmo». L’appello accorato arriva dai precari della ricerca del Negri Sud, borsisti laureati e senza contratto più o meno trentenni provenienti da tutta Italia che da anni sono parte di quel successo indiscusso che l’istituto di ricerca tra i più prestigiosi d’Italia miete in ambito internazionale.

La loro voce si unisce a quella dei tanti lavoratori e ricercatori del Negri Sud ancora in cassa integrazione e rimasti da mesi senza informazioni nè certezze a fronteggiare la crisi più feroce degli ultimi anni.

«Vogliamo raccontare il nostro disagio», scrivono in una lettera 25 borsisti dell’istituto, «la nostra categoria è praticamente priva di qualsiasi forma di tutela. Fare ricerca significa tanto sacrificio e costanza che finora tutti abbiamo cercato di preservare, ma allo stato attuale questo impegno non trova un giusto e meritato riscontro nella realtà».

I precari senza voce del Negri Sud vogliono essere presi in considerazione.

«Ci siamo», dicono, «vogliamo restare a fare ricerca d’eccellenza in Italia, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo. Abbiamo continuato a lavorare a ritmi ancor più severi rispetto al passato nonostante i persistenti problemi economici, la scarsa disponibilità di materiali e mezzi, privi di prospettive», raccontano ancora i giovani, «l’eccellenza di cui il nostro istituto si fregia non è misurabile solo sulla base del valore economico dello stabile e delle annesse strumentazioni, ma anche e soprattutto sull’alta qualità della produzione scientifica che continua tutt’oggi a sostenere e rilanciare il Negri Sud».

I giovani ricercatori segnalano con preoccupazione «il susseguirsi di annunci e smentite sui piani di azzeramento del debito e il rimpallo di responsabilità tra Negri Milano, Regione e Provincia: a questa caotica situazione dobbiamo aggiungere la scarsità di informazioni chiare visto che troppo spesso e in particolare negli ultimi tempi tutte le decisioni che vengono prese sopra le nostre teste le leggiamo dalle pagine dei giornali. Non c’è più tempo», avvertono i precari, «il trascorrere dei giorni ci fa prospettare uno scenario pressoché deludente: ottenere il tanto atteso salvataggio quando non ci sarà più nulla da salvare».

Daria De Laurentiis

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