Omicidio a Chieti Scalo, supertestimone e autopsia: tutte le accuse a Cipressi

La superteste, interrogata in gran segreto dal pm, ora parla di aggressione. L’autopsia conferma: Di Marco ucciso con un colpo violento

CHIETI. La procura chiude il cerchio intorno a Emanuele Cipressi, 24 anni di Chieti, accusato dell’omicidio di Fausto Di Marco, 39 anni, il musicista sgozzato con una bottiglia rotta alle 4 di domenica scorsa in via Pescara, a Chieti Scalo. Il pubblico ministero e la squadra mobile blindano l’accusa sia con il risultato dell’autopsia sia interrogando per la seconda volta, e in gran segreto, la super testimone del delitto che ha limato la sua prima versione in modo però sostanziale. Tutto si è consumato ieri, nel giro di poche ore, alla vigilia della convalida del fermo di Cipressi previsto per questa mattina in carcere.

La colluttazione, tra Cipressi e la vittima Di Marco, diventa «brutale aggressione» con il secondo che non avrebbe avuto il tempo e la forza per difendersi. Sulla scena del delitto, davanti al Mian Donner Kebab, spunta inoltre un nuovo elemento. Nel racconto puntualizzato ieri dalla donna, infatti, c’è anche un tavolino su cui il delitto si sarebbe consumato: Di Marco, aggredito con veemenza, sarebbe finito su quel tavolino – uno dei due messi fuori dal titolare del kebab ma subito ritirati dentro dopo il delitto – dove Cipressi, il più basso e meno corpulento dei due, avrebbe colpito la vittima con estrema violenza. Così dice la superteste nella nuova deposizione.

[[(Video) Omicidio a Chieti Scalo, il fermo di Emanuele Cipressi]]

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Un solo fendente sulla parte sinistra del collo del 39enne musicista teatino, che è stato trafitto in modo profondo con il vetro della bottiglia di birra spaccata, tanto che il colpo gli ha reciso un’arteria che non è la carotide ma un vaso più interno. Così dice l’autopsia, eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Pietro Falco, incaricato dal pubblico ministero, Giancarlo Ciani che, in mattinata, ha voluto risentire la donna, una trentenne di Chieti (della quale non riveliamo neppure le iniziali per chiari motivi di tutela personale) con l’obiettivo di escludere la morte di Di Marco per una tragica fatalità, una scheggia che gli si è conficcata accidentalmente nel collo durante la colluttazione a terra, e quindi confermare l’ipotesi dell’omicidio volontario. Non solo. L’autopsia esclude segni di lotta sul corpo della vittima, quindi la colluttazione, combaciando con la nuova e più ricca versione della testimone, cioè l’aggressione avvenuta sul tavolino.

Da sotto le unghie del povero Di Marco, il medico legale Falco, affiancato non solo dal consulente della difesa, Luigi De Pascalis, ma anche da uomini della polizia scientifica, ha prelevato materia organica. Servirà ad una comparazione con il Dna di Cipressi, se e quando se lo farà prelevare.

Se l’inchiesta finisse oggi sarebbe chiusa. In realtà la difesa del giovane indagato ha ancora molte piste da battere. Prima fra tutte la differenza tra la deposizione rilasciata ieri dalla donna chiave delle indagini e la sua prima versione che riportiamo così come è stata scritta dal pm nel decreto di fermo di Cipressi: «Improvvisamente Di Marco, che aveva un bicchiere con dell'alcolico in mano, lanciava lo stesso all’indirizzo della donna. Ma lei, resasi conto, riusciva a evitarlo. Il bicchiere, tuttavia, attingeva un ragazzo che la stessa indicava con il cognome Cipressi. La donna riferiva che questi, dopo essere stato attinto, iniziava una discussione verbale con Di Marco, discussione che immediatamente sfociava in una colluttazione. La teste riferiva che Cipressi aveva una bottiglia in mano e di aver iniziato a spintonarsi e colluttare con Di Marco, entrambi quasi in terra. Immediatamente dopo Di Marco si rialzava e la stessa aveva modo di notare una copiosa fuoriuscita di sangue dal collo di quest'ultimo lato sinistro».

Non dice la teste, in questa prima deposizione, di aver visto Cipressi sferrare il colpo alla gola della vittima. Parla inoltre di “colluttazione” tra i due “quasi a terra”. E di Di Marco che si rialza sanguinante.

Ma ieri ha aggiustato la sua versione: la colluttazione, quasi a terra, diventa un’aggressione, violenta e implacabile, che si consuma su un tavolino che poi viene anche tolto dal luogo del delitto. La difesa di Cipressi giocherà le sue carte partendo da questa doppia verità.