Omicidio Calvi, c'è un indagato

Riaperte le indagini a distanza di quattro anni dall'assassinio della donna
CHIETI. Una svolta improvvisa, una traccia che gli inquirenti stanno seguendo per venire a capo dell'ultimo omicidio avvenuto a Chieti. Quello di Ofelia Calvi, la pensionata di 83 anni, ammazzata mercoledì 4 gennaio del 2006 nell'abitazione di via Cesare De Lollis, in pieno centro, a due passi dal teatro Marrucino.
Le indagini sono state riaperte dal sostituto procuratore della repubblica, Giuseppe Falasca, e vengono portate avanti dagli uomini della squadra mobile di Chieti. A distanza di quattro anni e mezzo, quindi, ci sono degli elementi che potrebbero portare all'individuazione dell'assassino. A tal punto che ci sarebbe anche un indagato per la morte dell'anziana, erede del titolare della storica fonderia Calvi, allo scalo, smantellata da tempo. Un indagato che sarebbe stato interrogato dalla polizia proprio in questi giorni. Ovviamente, c'è il massimo riserbo attorno a una vicenda che ha scosso l'opinione pubblica teatina. E che ormai era finita nel dimenticatoio, a tal punto che alla fine del gennaio del 2007 - ovvero un anno dopo l'omicidio - il pm Falasca era stato costretto a chiedere al Gip del tribunale l'archiviazione del caso. Nessun testimone e pochi indizi per procedere. Qualcosa nel tempo, però, è cambiato e nelle ultime settimane la polizia e il pm Falasca hanno chiesto al Gip la riapertura delle indagini e, contestualmente, hanno iscritto un nome sul registro degli indagati. Un nome top secret, così come l'evoluzione delle indagini per quello che è stato definito un tentativo di rapina finito male.
Ofelia Calvi, secondo la prima ricostruzione, sarebbe stata aggredita e uccisa nell'androne dell'edificio dove viveva, al quarto piano. Era l'ora di pranzo, intorno alle ore 13. La donna era di ritorno dal lavoro, dal negozio di giocattoli di fronte la sua abitazione. In quel momento pioveva. I passanti non hanno visto e sentito niente. Ofelia Calvi, vedova da molti anni, che da poco aveva perso la figlia disabile con la quale viveva, ormai sola, sarebbe stata aggredita da almeno due persone. Alle spalle. Le avrebbero messo una mano sulla bocca per non farla gridare. Una di esse le avrebbe preso le chiavi dell'appartamento nella borsetta. E sarebbe salita al quarto piano dell'edificio in pieno centro storico. Forse, il bandito ha preso qualche centinaio di euro nel cassetto del comò. Ma gli investigatori non hanno avuto modo di provarlo.
Intanto, sotto, nell'androne, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe fermato il complice nelle mani del quale la donna stava morendo. L'uomo, secondo le ipotesi della polizia, avrebbe avvisato il complice che per la Calvi non c'era più nulla da fare. Quello che era entrato in casa, preso dal panico, avrebbe lasciato il lavoro incompleto, a tal punto che la cassaforte dell'anziana benestante non è stata toccata. La ricostruzione è del tutto ipotetica e provata da pochi elementi se non da un calcolo empirico sui tempi di una rapina messa a segno in una abitazione in pieno centro storico e di giorno. A dare l'allarme era stato il genero della vittima, Franco Di Paolo, che aveva portato la figlia a pranzo dalla nonna.
Tra le poche certezze a disposizione della polizia il responso dell'autopsia, svolta dal medico legale Cristian D'Ovidio di Ortona. La donna, infatti, è morta per soffocamento. Le avrebbero tappato la bocca per impedirle di gridare. Da qui, l'ipotesi di omicidio preterintenzionale. Ovvero non voluto.
Le indagini sono state riaperte dal sostituto procuratore della repubblica, Giuseppe Falasca, e vengono portate avanti dagli uomini della squadra mobile di Chieti. A distanza di quattro anni e mezzo, quindi, ci sono degli elementi che potrebbero portare all'individuazione dell'assassino. A tal punto che ci sarebbe anche un indagato per la morte dell'anziana, erede del titolare della storica fonderia Calvi, allo scalo, smantellata da tempo. Un indagato che sarebbe stato interrogato dalla polizia proprio in questi giorni. Ovviamente, c'è il massimo riserbo attorno a una vicenda che ha scosso l'opinione pubblica teatina. E che ormai era finita nel dimenticatoio, a tal punto che alla fine del gennaio del 2007 - ovvero un anno dopo l'omicidio - il pm Falasca era stato costretto a chiedere al Gip del tribunale l'archiviazione del caso. Nessun testimone e pochi indizi per procedere. Qualcosa nel tempo, però, è cambiato e nelle ultime settimane la polizia e il pm Falasca hanno chiesto al Gip la riapertura delle indagini e, contestualmente, hanno iscritto un nome sul registro degli indagati. Un nome top secret, così come l'evoluzione delle indagini per quello che è stato definito un tentativo di rapina finito male.
Ofelia Calvi, secondo la prima ricostruzione, sarebbe stata aggredita e uccisa nell'androne dell'edificio dove viveva, al quarto piano. Era l'ora di pranzo, intorno alle ore 13. La donna era di ritorno dal lavoro, dal negozio di giocattoli di fronte la sua abitazione. In quel momento pioveva. I passanti non hanno visto e sentito niente. Ofelia Calvi, vedova da molti anni, che da poco aveva perso la figlia disabile con la quale viveva, ormai sola, sarebbe stata aggredita da almeno due persone. Alle spalle. Le avrebbero messo una mano sulla bocca per non farla gridare. Una di esse le avrebbe preso le chiavi dell'appartamento nella borsetta. E sarebbe salita al quarto piano dell'edificio in pieno centro storico. Forse, il bandito ha preso qualche centinaio di euro nel cassetto del comò. Ma gli investigatori non hanno avuto modo di provarlo.
Intanto, sotto, nell'androne, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe fermato il complice nelle mani del quale la donna stava morendo. L'uomo, secondo le ipotesi della polizia, avrebbe avvisato il complice che per la Calvi non c'era più nulla da fare. Quello che era entrato in casa, preso dal panico, avrebbe lasciato il lavoro incompleto, a tal punto che la cassaforte dell'anziana benestante non è stata toccata. La ricostruzione è del tutto ipotetica e provata da pochi elementi se non da un calcolo empirico sui tempi di una rapina messa a segno in una abitazione in pieno centro storico e di giorno. A dare l'allarme era stato il genero della vittima, Franco Di Paolo, che aveva portato la figlia a pranzo dalla nonna.
Tra le poche certezze a disposizione della polizia il responso dell'autopsia, svolta dal medico legale Cristian D'Ovidio di Ortona. La donna, infatti, è morta per soffocamento. Le avrebbero tappato la bocca per impedirle di gridare. Da qui, l'ipotesi di omicidio preterintenzionale. Ovvero non voluto.
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