CHIETI

Ossa sulla Maiella, giallo risolto grazie alle chiavi di casa: sono di Valerio

Dall’esame del Dna si attende la conferma che si tratti dei resti del fotografo. Coincidono anche i vestiti e gli scarponcini, recuperati in quota, coincidono

CHIETI. Ora si attende solo la conferma ufficiale, ma il "giallo" sulle ossa umane trovate sulla Maiella, viene ormai dato per risolto: sono di Valerio D'Ettorre, il fotografo 59enne di Chieti scomparso nel 2015 e che proprio qualche giorno prima passò nei posti dove l'altro ieri un escursionista ha trovato i poveri resti. Fra questi un mazzo di chiavi che poi sono state provate e sono entrate nella serratura della porta dell'appartamento dove viveva Valerio D'Ettorre.

Altri  indizi significativi fanno ritenere che i resti umani rinvenuti nei pressi del bivacco Fusco – a 2.450 metri d’altezza – appartengano a D’Ettorre. La certezza assoluta, però, può arrivare solo dall’esame del Dna: su disposizione del sostituto procuratore Giuseppe Falasca, iniziano gli accertamenti affidati al professor Cristian D’Ovidio.


Ieri mattina, le ossa sono state recuperate e trasportate all’Istituto di medicina legale dell’università d’Annunzio dai carabinieri della compagnia di Chieti, agli ordini del maggiore Massimo Capobianco. I militari dell’Arma, dopo un tentativo andato a vuoto il giorno precedente a causa delle condizioni meteo avverse, hanno raggiunto l’area del rifugio in elicottero.  Oltre al mazzo di chiavi, sono stati scoperti alcuni indumenti che coincidono con quelli indossati da Valerio al momento della scomparsa. Nel dettaglio, si tratta di un k-way azzurro, una maglia blu e un paio di scarponcini marroni. A descrivere i vestiti del fotografo, nei giorni successivi alla scomparsa, fu l’escursionista che incontrò per ultimo D’Ettorre all’interno del Fusco. I due, che non si conoscevano, passarono la notte insieme nel rifugio. Alcuni giorni dopo, leggendo su internet la notizia della sparizione di D’Ettorre, l’escursionista decise di contattare la polizia e venne ascoltato dalla seconda sezione della squadra mobile.
Vicino ai resti umani, è stato trovato anche un paio di pantaloncini. Il testimone riferì che Valerio portava pure dei jeans, un cappello di lana e guanti da montagna. Ma, al tempo stesso, precisò che D’Ettorre gli confidò di indossare altri indumenti per difendersi dal freddo. Ecco perché non è da escludere che anche i pantaloncini possano appartenere al fotografo.
  La procura archiviò il caso come allontanamento volontario. Se arrivasse la conferma scientifica che i resti sono di Valerio, si aprirebbe un altro quesito: è morto per un incidente, un malore o un gesto volontario? ma questo è un mistero che rischia di rimanere tale per sempre. (g.lett.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA