Perizia sulla barista ridotta in schiavitù, la difesa: «Accuse infondate»

Coletti, legale della titolare del locale a Fara Filiorum Petri: «Non è vero che lavorava 18 ore al giorno, era una sua scelta»
CHIETI. È stata fissata al prossimo 10 dicembre, nel tribunale dell’Aquila, la perizia psichiatrica sulla giovane barista dell’eden Caffè di Fara Filiorum Petri. Da un parte l’accusa (l’inchiesta è coordinata dalla pm Roberta D’Avolio) proverà a dimostrare la vulnerabilità della ragazza, che sarebbe stata ridotta a una sorta di prigioniera da parte della titolare del locale, la 43enne Carmela Tedesco. Dall’altra la difesa della Tedesco, affidata all’avvocato Florenzo Coletti, che cerca di dimostrare l’esatto opposto. Ovvero che la giovane barista sia pienamente consapevole della situazione e degli accordi presi con la Tedesco.
«Riduzione e mantenimento in schiavitù», però, è l’accusa che la procura distrettuale antimafia dell’Aquila muove alla titolare del bar, da due giorni in carcere a Chieti dopo la revoca dei benefici connessi ad un’altra condanna precedente.
Proseguono intanto le indagini dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Chieti. La giovane barista sarebbe stata tenuta a lavoro per 18 ore al giorno e segregata in casa, addirittura spiata da una webcam puntata sul divano in cui la giovane passava le notti, nel retro dello stesso bar. Ma per la difesa non è così: quella telecamera sul retro serviva per monitorare le slot machine del bar che prima erano posizionate proprio in quella stanza.
«L’accusa di riduzione in schiavitù è infondata», dice il legale della donna, Florenzo Coletti, «Vivere lì è stata una libera scelta della ragazza perché non aveva altre strade o soluzioni e per questo la titolare del bar si è offerta di aiutarla, ospitandola. Non è vero che lavorava 18 ore al giorno in quel bar. E aveva uno stipendio. Non era tracciato? La barista era stata nominata amministratrice del locale e per questo aveva accordi con la titolare anche per ricevere denaro», ha proseguito l’avvocato Coletti, che commenta così la decisione della procura di sottoporre a perizia psichiatrica la giovane barista. «Una decisione presa dalla procura che deve valutare le condizioni psicofisiche della ragazza visto che il reato di schiavitù sarebbe proprio legato all’approfittamento di una condizione di debolezza», chiude l’avvocato.

