Il palazzo di giustizia di Chieti

CHIETI

Picchia il figlio durante il bagnetto e lo riempie di farmaci, condannata

Pena di quattro anni per una giovane madre scappata in Romania con il piccolo. Il racconto del padre: "Si chiudeva in camera e lo ingozzava"

CHIETI. Costringeva il figlio di tre anni a mangiare in modo esagerato, fino a farlo vomitare. Poi lo picchiava durante il bagnetto e, «immotivatamente», lo imbottiva di medicine, nello specifico cortisone, a tal punto da mandarlo in ospedale. Tutto questo è avvenuto prima che, contro la volontà del marito, scappasse in Romania, il suo Paese d’origine, portandosi dietro il piccolo. Una donna di 30 anni è stata condannata a 4 anni di carcere per maltrattamenti in famiglia e sottrazione di minore.
La giovane madre non se la prendeva solo con il bimbo, ma picchiava e minacciava di morte anche il marito, il suocero e la suocera. La sentenza del giudice Andrea Di Berardino è arrivata ieri sera dopo una lunga udienza in cui sono stati ascoltati testimoni e vittime. «All’inizio andavamo d’amore e d’accordo», ha raccontato il marito, che si è costituito parte civile con gli avvocati Roberto D’Ettorre e Maria Domenica Porreca. «I miei genitori vivevano con noi. I problemi sono cominciati dopo la nascita del nostro bimbo. Nei primi periodi ho pensato che il cambiamento di mia moglie fosse legato al parto, ma le cose andavano sempre peggio. Ripeteva che si era stufata e che i miei genitori la controllavano, cosa peraltro non vera. Il piccolo era terrorizzato dalla madre. Per mangiare lo portava in camera da letto, chiudeva la porta a chiave e lo ingozzava, anche durante la notte. Lei gridava: “Apri la bocca, stai zitto, mangia”». E se qualcuno provava a intervenire, erano botte. «In più occasioni mi ha graffiato e preso a schiaffi», ha proseguito l’uomo. «La stessa cosa ha fatto con mia madre e mio padre. Se qualcuno provava a dirle che dovevamo portare il bambino a una visita, reagiva in modo violento. È arrivata ad aggredire una assistente sociale». Il 25 marzo del 2017 l’imputata è uscita di casa con il figlio. «Mi ha detto che andava a un compleanno. In realtà non è più tornata casa. Quando è arrivata in Romania, mi ha telefonato dicendo che si era stufata della nostra relazione». A quel punto l’uomo ha finalmente presentato denuncia. Al momento il bimbo è ancora in Romania. «Mio figlio deve tornare con me: c’è anche una sentenza che lo dice. Ma siamo ancora in attesa che venga applicato il provvedimento».
L’ispettore superiore Nicola Di Nicola, in servizio alla seconda sezione della squadra mobile di Chieti, ha ripercorso tutte le fasi dell’indagine coordinata dal pm Marika Ponziani. «Mia nuora», ha aggiunto il nonno del bimbo, «diceva che avrebbe chiamato i parenti romeni per ucciderci. Lui era sempre più gonfio, eppure non cresceva. Noi eravamo preoccupati, ma lei diventava una furia ogni volta che si affrontava questo argomento. Le abbiamo chiesto perché il bimbo aveva i lividi dopo il bagnetto: rispondeva sempre che era caduto». La nonna del piccolo non è riuscita a trattenere le lacrime davanti al giudice: «Mio nipote, quando mi allontanavo da casa per andare a lavoro, mi diceva: “Non andare via”».
Una pediatra dell’ospedale di Chieti ha ricordato che il minore era stato ricoverato per problemi legati alla crescita e, in particolare, alla bassa statura. Inoltre il medico ha specificato che le analisi hanno confermato presenza di cortisone nelle urine del bimbo in un periodo in cui non stava affrontando terapie che prevedevano l’utilizzo del farmaco. Il giudice ha condannato la donna anche al risarcimento del danno in favore della parte civile, da determinare in separata sede, liquidando una provvisionale di 40mila euro. Secondo l’avvocato della difesa, Claudia Viani, non c’è alcuna prova dei reati contestati.

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