Pool di pm indaga su Carichieti, Banca Etruria e gli altri due istituti compresi nel "salva banche"
Tenuto segreto il vertice di magistrati a Bologna. Per Carichieti partecipano il procuratore capo e il sostituto Falasca
CHIETI. Luogo dell’incontro: Bologna. L’ordine perentorio: non deve trapelare nulla. Ma alla fine la notizia esce ed ha un interesse nazionale perché, da ieri mattina, i magistrati di quattro procure, che indagano sulla debacle delle quattro banche, fanno fronte comune. Si uniscono per fare sinergia in quella che sta diventando la più complessa inchiesta italiana per numero di fascicoli già aperti, o che lo saranno, e entità milionaria dei danni subiti o causati. Un vero e proprio pool di pm è sceso in campo contro le Bad Banks. Dare un ordine, una priorità e una linea comune alle indagini è diventato fondamentale. Da qui la necessità di un vertice in campo neutro, a Bologna, che non è sede legale di nessuna delle quattro banche travolte dallo scandalo. Da ieri è scattata la grande svolta delle inchieste aperte su Banca Etruria di Arezzo, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche di Ancona e Cassa di Risparmio di Chieti. Dalla procura teatina sono partiti, alle 7 in punto di ieri, il procuratore capo, Pietro Mennini e il sostituto Giuseppe Falasca, per partecipare al summit bolognese nel giorno in cui si è anche deciso il futuro delle Good Banks con l’apertura delle buste con le manifestazioni d’interesse. Ma le quattro procure indagano sui fatti pregressi. Su reati, per ora presunti, di estorsione, bancarotta, usura e induzione al suicidio, tanto per citarne i principali. Le denunce presentate ai magistrati di mezza Italia sono centinaia.
Contro Carichieti, per ciò che finora si è saputo, c’è un’inchiesta a Pescara, partita da un circostanziato esposto del costruttore di Bolzano, Andrea Repetto, sulla base del quale il procuratore aggiunto, Cristina Tedeschini, ha ipotizzato il reato di estorsione ai danni dell’imprenditore, commesso da parte di ex vertici della Cassa teatina. Ma nulla esclude che l’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, possa evolvere in bancarotta fraudolenta. Sono invece del Codacons, di Federconsumatori e dell’Adusbef le denunce per truffa depositate alla procura di Chieti insieme a dieci esposti firmati da ex clienti di Carichieti che hanno acquistato le famigerate obbligazioni subordinate. In questo caso c’è anche un filone civilistico curato dall’avvocato del Codacons, Vittorio Ruggieri. Infine a Vasto, il procuratore Giampiero Di Florio, indaga su altri due casi di clienti della vecchia Carichieti che hanno perso in totale 750mila euro in bond subordinati. Ma non è escluso che le inchieste aperte in provincia di Chieti e fuori confluiranno nel fascicolo principale affidato al sostituto Falasca. Cioè sarà la procura di Chieti a riunire tutti i casi giudiziari sull’ex Cassa di Risparmio di via Colonnetta.
Ma anche Bankitalia è finita o finirà nel mirino della procura. Sia perché è imminente la denuncia che la Fondazione Carichieti presenterà contro la banca centrale. Sia perché, stando a indiscrezioni dell’ultim’ora, qualcuno lo ha già fatto. Ma in procura le bocche restano cucite.