Premio Russo: tra emozione e impegno a Francavilla al Mare si celebra il coraggio dei reporter

foto di Luca Terzini
I riconoscimenti assegnati nel nome del giornalista abruzzese. La sindaca: «Lavorare per garantire la ricerca della verità»
FRANCAVILLA AL MARE. «Lo dico sempre: non sono mai stato un buon giornalista, perché essere un buon giornalista significa fregarsene: non avere rapporti sentimentali con la gente, con le cose e con le persone. Non mi resta che dire: è proprio una bella fregatura». È con queste parole che il giornalista abruzzese Antonio Russo si descriveva pochi giorni prima del 16 ottobre del 2000, quando il suo corpo venne ritrovato a circa 25 chilometri da Tbilisi, in Georgia, dopo aver trasmesso materiale che gettava ombre sul modo di condurre la guerra da parte dei russi. A venticinque anni dalla morte, la sua storia è stata ricordata con grande commozione nel corso della 12ª edizione del Premio nazionale del reportage di guerra Antonio Russo, svoltasi ieri – come da tradizione – nel Palazzo Sirena a Francavilla al Mare.
Centinaia le persone presenti, tra gli altri il sindaco di Francavilla al Mare, e cugina di Antonio, Luisa Russo, il presidente della fondazione, Michele Russo, l’assessore alla cultura di Francavilla, Cristina Rapino, e la presidente del consiglio comunale, Francesca Buttari. A condurre la cerimonia di premiazione il direttore del Centro, Luca Telese, affiancato dalla giornalista Alessandra Relmi.
Nato a Chieti il 3 giugno del 1960, Russo iniziò a lavorare per Radio Radicale negli anni Novanta, realizzando reportage dalle zone più calde del mondo: Algeria, Ruanda, Burundi, Colombia, Kosovo e infine Cecenia. Nel 1999 divenne noto, a livello internazionale, come unico giornalista occidentale a restare a Pristina durante i bombardamenti della Nato. La sua morte, in Georgia, resta uno dei misteri più dolorosi del giornalismo. Ad aprire la cerimonia il sindaco Luisa Russo, che ha ricordato il cugino con grande commozione. «Per Antonio, questa non era soltanto una professione, ma una vera e propria missione. Dobbiamo continuare a lavorare per garantire la ricerca della verità».
In sala un clima di profonda partecipazione, che ha visto la presenza di familiari e autorità locali. «In questi giorni Antonio è entrato nelle nostre vite», ha detto Telese. «Andò nei luoghi più remoti, che sembravano l’estrema periferia. Ma quei luoghi erano i laboratori delle guerre moderne».
La giuria – composta dai giornalisti di guerra Fausto Biloslavo, Gabriella Simoni, Guido Alferj, Maurizio Di Fazio e, in collegamento, Toni Capuozzo – ha poi assegnato i riconoscimenti. Per la sezione televisione il riconoscimento è andato al reporter Daniele Piervincenzi; a consegnare il Premio, il sindaco Russo. «Sono molto emozionato, è un riconoscimento che sento incredibilmente vicino. Siamo figli di un giornalismo povero, ma di vocazione».
Per la carta stampata il riconoscimento è andato a Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 Ore e consigliere scientifico Ispi; a consegnare il Premio, il presidente del consiglio Buttari. «Studiare la storia e conoscere da vicino i luoghi del conflitto mi ha aiutato a scrivere con rigore e correttezza».
La sezione fotografia ha visto come vincitore il fotoreporter del Washington Post, Lorenzo Tugnoli, che ha voluto ricordare la guerra a Gaza. «Quello che è successo negli ultimi due anni a Gaza è qualcosa che non ha precedenti: 250 giornalisti uccisi. Siamo di fronte a una vera e propria crisi dell’informazione». A consegnare il premio il presidente della fondazione Russo. Premio alla carriera per il direttore di Africa Express, Massimo Alberizzi. «Per essere bravi giornalisti bisogna essere onesti intellettualmente. Per me è un onore essere qui». A consegnare il Premio, l’assessore Rapino.
Per ultimo, il Premio alla memoria conferito a Giuseppe Zaccaria, storico inviato della Stampa, venuto a mancare il 12 aprile del 2020. A ritirarlo, il figlio Domenico e la moglie Annamaria. «Non poteva sentire i fuochi d’artificio perché gli ricordavano le bombe. Aveva bisogno di dimenticare e di vivere la vita di famiglia». A concludere la serata, le parole del presidente Russo: «Ringrazio la giuria: senza di loro non saremmo in grado di individuare i giornalisti che hanno lo stesso spirito di Antonio. Per noi è stato un onore dare voce a tutto questo».
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