Quattro spari per uccidere il giovane

Un’auto si è avvicinata a Pellerani mentre era in moto. Un colpo è uscito dall’addome. Il maggiore Vitiello: seguite più piste

VASTO. L’auto si è avvicinata allo scooter nero sul quale Yari Pellerani stava tornando a casa. Il finestrino si è abbassato in fretta e prima che la vittima riuscisse a capire che cosa stesse accadendo, su di lui è finita una pioggia di colpi. Almeno quattro, secondo i residenti di via Del Porto. Pellerani è salvo perché si è gettato a terra. Sono le 18,30 di martedì 8 aprile quando in via Del Porto, strada trafficatissima della città, volano urla e proiettili. Si capisce subito che più che un avvertimento voleva essere una esecuzione. Chi ha sparato ha mirato all’addome del giovane. Perché?. «Stiamo seguendo più piste», dice il maggiore dei carabinieri, Giancarlo Vitiello. Altro l’ufficiale non vuole aggiungere. «Yari Pellerani ultimamente aveva un comportamento cristallino. Non escludo lo scambio di persona», afferma il legale del giovane, l’avvocato Elisa Pastorelli.

Le indagini. La città ha paura che l’agguato sia l’inizio di una guerra fra bande per il controllo del territorio. I carabinieri lo escludono. Di sicuro chi ha sparato voleva uccidere il giovane. Ha premuto il grilletto a distanza ravvicinata puntando la canna della pistola contro l’addome. Un colpo è entrato nel ventre del giovane ed è uscito. Questa è stata la sua salvezza. Gli investigatori, coordinati dal procuratore Giancarlo Ciani, stanno seguendo contestualmente diverse piste. Non è esclusa neppure la pista rosa. Non intendono tuttavia fornire alcuna indicazione. Il ferito, interrogato subito dopo il ricovero, non è stato di grande aiuto. Al contrario le telecamere della videosorveglianza di alcune attività private potrebbero rivelare agli investigatori chi era al volate dell’auto che ha teso l’agguato. Pare che lo sparatore non fosse solo. Evidentemente conosceva le abitudini e gli orari della vittima. Ha aspettato che il giovane tornasse da una palestra, si è avvicinato ed ha sparato. I residenti hanno pensato che qualcuno avesse sparato a un cinghiale (gli ungulati ultimamente sono diventati un incubo per i residenti di via Del Porto). Le urla di dolore di Pellerani hanno raccontato una storia diversa.

La vittima. Il ferito è stato portato in ospedale da in amico. Subito dopo il ricovero, l’ospedale San Pio è stato preso d’assalto da decine di persone. Amici di Pellerani che sono tornati a trovarlo anche ieri. «Il mio cliente ha un passato travagliato ma ultimamente la sua vita non presentava ombre. Non immagina neppure chi possa aver voluto la sua morte», afferma l’avvocato Elisa Pastorelli, legale di fiducia del ventottenne. «Pellerani non esclude che si sia trattato di uno scambio di persona», aggiunge l’avvocato. «Certo, quello che gli è accaduto è gravissimo. Fortunatamente l’intervento al quale è stato sottoposto è riuscito».

Una sequenza già vista. Il passato ritorna. Vasto ha ricordato una sparatoria avvenuta a Vasto in corso Mazzini nel 2007 e un’altra due anni dopo i via San Rocco. Entrambe sono finite nel dossier dell’operazione Adriatico realizzato grazie al collaboratore di giustizia Lorenzo Cozzolino. Ma ieri i colpi sono stati esplosi ad altezza uomo e in una strada molto trafficata. Mai la criminalità aveva mirato tanto in alto. «Potrebbe essere l’inizio di una guerra cruenta», insistono Riccardo Alinovi e Stefano Moretti. I due rappresentanti delle associazioni Codici e Antimafia hanno intenzione di organizzare una fiaccolata per “urlare” la voglia di legalità e sicurezza dei vastesi.

Paola Calvano

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