Radioterapia, il reparto scoppia per un macchinario finito ko

In aumento le liste d’attesa. Il primario Genovesi: «Lo stop non inciderà sulla qualità delle cure» Il reparto assiste 700 pazienti all’anno a fronte di 1.300 domande. Attrezzature da potenziare

CHIETI. Radioterapia in grandissima difficoltà. Dallo scorso lunedì 3 aprile si è rotto uno dei due acceleratori lineari che erogano la terapia radiante.

Il reparto scoppia di domande per accedere alle cure radioterapiche, il personale si fa in quattro per cercare di accorciare le liste d'attesa e, proprio per la grossa mole di lavoro, qualche volta anche le macchine non reggono. È quanto è successo a uno dei due preziosi e costosi macchinari del reparto che si trova al quinto livello del Santissima Annunziata ed è diretto dal professor Domenico Genovesi.

La rottura della macchina ha provocato notevoli disagi non solo per molti pazienti, che si sono visti rinviare gli appuntamenti, ma anche per il personale sanitario che ha gestito l'emergenza con turni di lavoro più pesanti.

Medici, infermieri e tutto il personale del reparto, infatti, stanno lavorando con turni dalle 7 del mattino fino a mezzanotte, cercando di sfruttare al massimo l'unico acceleratore lineare rimasto. Gli appuntamenti sono stati spostati e per chi è stato costretto a saltare la seduta, si è dovuto ricalibrare l'intera terapia, in alcuni casi ricalcolando la dose del trattamento, in altri predisponendo anche delle sedute in più rispetto a quelle prescritte, sempre nella «più completa sicurezza», ha assicurato Genovesi.

Il professore ha voluto rimarcare soprattutto un concetto: «Nessuno ha perso nulla. Dal punto di vista della terapia, questi fermi non hanno assolutamente inciso. Tutti i pazienti sono stati contattati telefonicamente ed è stata spiegata a tutti, caso per caso, la situazione».

Da un punto di vista tecnico, per risolvere il problema sono intervenuti sia il personale della ditta costruttrice, la Siemens, sia il personale di Ingegneria clinica messo a disposizione dalla Asl e capitanato dall'ingegner Vincenzo D'Amico. Nella giornata di ieri sembrava che il team fosse riuscito a rimettere in moto la macchina, ma l’acceleratore si è rifermato di nuovo.

Nel corso del 2016 hanno effettuato la terapia radiante circa 700 pazienti. Ma le domande che arrivano ogni anno al reparto sono molte di più. Le richieste registrate nel corso del 2016 sono state 1.300, quasi il doppio. Tutta l’eccedenza in parte è stata dirottata ad altri ospedali della regione, in parte anche fuori regione. Servirebbe un terzo acceleratore lineare. Ma per acquistarne uno occorrono circa 2 milioni di euro. «La direzione Asl è a conoscenza del fatto che il reparto fa questi numeri importanti», dice a riguardo il primario, «e ha messo in campo una progettualità a lungo termine che porterà all’ampliamento e al rinnovo del parco mezzi a servizio della radioterapia. Nel frattempo bisogna rendere merito al personale, che si è accollato sulle spalle un grosso sforzo nella gestione delle liste d’attesa. Sia io personalmente che tutto il personale del reparto», conclude il primario, «siamo stati e siamo tuttora a disposizione dei pazienti che volessero avere informazioni aggiuntive su quanto sta accadendo».

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