Ragazzina pestata alla Villa e filmata: indagate 4 bulle, ma 3 non sono punibili

Chieti. Il pm contesta i reati di lesioni aggravate, diffamazione e minacce anche a chi ha istigato le due sorelle picchiatrici. La legge salva le minori che hanno meno di 14 anni: una delle accusate, all’epoca della brutale aggressione, ne aveva 11
CHIETI. Volevano che tutti vedessero. E così, filmando l’aggressione e dandola in pasto ai social, hanno finito per confessare in diretta la loro brutalità, servendo le prove su un piatto d’argento agli investigatori. Ora quell’inchiesta sul pestaggio di una quattordicenne avvenuto alla villa comunale di Chieti è chiusa. La procura per i minorenni dell’Aquila ha individuato quattro presunte responsabili, ma la legge impone un paradosso: tre di loro, di cui una di appena undici anni al momento dei fatti, non sono imputabili e il procedimento è destinato a terminare con un «non luogo a procedere». A rispondere di quell’inaudita violenza davanti a un giudice sarà soltanto la più grande del gruppo, una quattordicenne.
LE INDAGINI Un veleno digitale, iniettato prima su Instagram e TikTok, poi dilagato di smartphone in smartphone fino a infettare la coscienza della città. Non era solo la violenza cruda, quasi bestiale, dei colpi. Era lo spettacolo intorno: le risate, gli incitamenti, la trasformazione di un pestaggio in un palcoscenico per un pubblico senza volto. Chieti si è guardata in uno specchio rotto e ha visto una frattura, un orrore che ha costretto tutti a interrogarsi. In questo scenario si sono mossi prima i poliziotti della squadra volante, coordinati dal sostituto commissario Andrea D’Angelo, e poi quelli della squadra mobile, diretti dal commissario capo Francesco D’Antonio. Hanno seguito le scie luminose delle condivisioni, hanno dato un nome ai protagonisti di quel video, chiudendo il cerchio su un’indagine che ha messo a nudo il disagio di una generazione.
LA RICOSTRUZIONE L’avviso di conclusione delle indagini, firmato dal procuratore David Mancini, cristallizza in un atto formale la violenza di quel 5 luglio. Le accuse sono pesanti: lesioni aggravate, minacce e diffamazione in concorso. Il capo d’imputazione conferma la dinamica del branco e assegna a ciascuna un ruolo preciso. Quattro ragazze avrebbero agito «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso». Due delle partecipanti, secondo l’accusa, non si limitano a guardare: una di loro «partecipava all’aggressione realizzando un video tramite smartphone, anche incitando, ridendo e non intervenendo», insieme all’altra, «per fermare le indagate».
LE GINOCCHIATE E GLI INSULTI Il lavoro sporco, quello fisico, spetta a una dodicenne, che «aggrediva la vittima afferrandola per i capelli, strattonandola fino a farla cadere per poi colpirla violentemente al volto e in varie parti del corpo con pugni, calci, schiaffi e ginocchiate». Il tutto condito da insulti come «T...» e «P...», e dalla lucida richiesta di immortalare l’impresa: «Fammi il video». Un agghiacciante ringraziamento, impresso sul filmato, era poi rivolto a chi stava riprendendo la scena. Poco dopo, la sorella quattordicenne si unisce alla più piccola per un secondo round, aggredendo «nuovamente la vittima con le stesse modalità». Su questo secondo video, una frase che gela il sangue, tratta dal brano “Porto il commerciale” dei rapper Kid Yugi, Night Skinny e Artie 5ive: «Porto solo mia sorella se dobbiamo litigare tu porta chi ti pare e poi gli spariamo alle gambe».
IL RICOVERO IN OSPEDALE Le conseguenze per la vittima sono state certificate dal pronto soccorso dell’ospedale di Chieti: un trauma alla testa e al volto, contusioni al torace e all’addome e diverse escoriazioni, per una prognosi di venti giorni. La ragazza ha trascorso più giorni nel reparto di Pediatria, dove ha ricevuto la visita e il sostegno del sindaco Diego Ferrara, che le ha portato in regalo un libro come augurio per superare la traumatica esperienza. Uno choc che ha travolto anche le famiglie delle presunte responsabili, con il padre delle due sorelle che nei giorni successivi ai fatti ha pubblicamente chiesto scusa.
IN TRE NON PUNIBILI L’esito giudiziario, tuttavia, è già scritto nel codice penale. Il pubblico ministero chiederà la declaratoria di non imputabilità per le tre minorenni sotto i quattordici anni, applicando l’articolo 97 che fissa a quell’età la soglia per essere perseguiti penalmente. A rispondere delle proprie azioni davanti a un giudice sarà solo la più grande. Le due sorelle sono assistite dagli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, mentre le altre due giovani sono difese da Laura Casaccia.
IL CONTESTO Al di là dell’aula di tribunale, la vicenda lascia una ferita aperta nel tessuto sociale della città, interrogando genitori, educatori e istituzioni sulla necessità di interventi per intercettare il disagio che sfocia in violenza. Il Comune ha già attivato un tavolo con le scuole e le associazioni per rafforzare le azioni di sensibilizzazione contro il bullismo, un tentativo di rispondere non solo sul piano repressivo, ma soprattutto su quello culturale ed educativo. Le immagini, nate per umiliare, restano l’unica traccia di un’aggressione che per tre delle quattro ragazze la legge non può punire.