Ortona

Ripari di Giobbe, chiusura per 20 giorni: allerta massima per incendi e ordigni bellici

14 Luglio 2025

Ortona. Nell’area della riserva andata a fuoco sono esplosi cinque ordigni. Scatta l’ordinanza del sindaco e il presidio della polizia locale

ORTONA. Per venti giorni la porzione di riserva naturale dei Ripari di Giobbe fra Torre Mucchia e Punta Ferruccio resterà interdetta al pubblico. Lo ha stabilito l’ordinanza del sindaco Angelo Di Nardo, firmata la sera di sabato scorso, per consentire agli artificieri l’attività di bonifica dagli ordigni bellici inesplosi. Gli specialisti arriveranno entro mercoledì, intanto è allerta massima con presidi dinamici di polizia locale, protezione civile e croce rossa, pattugliamenti continui e monitoraggio costante della zona colpita. Ieri si è riunito anche il centro coordinamento soccorsi (CCS), istituito lo scorso 11 luglio dal Prefetto di Chieti, Gaetano Cupello: hanno partecipato i sindaci dei Comuni di Archi ed Ortona, i rappresentanti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, della protezione civile e del comandante del centro documentale dell’esercito.

L’ordinanza arriva dopo le cinque esplosioni venerdì scorso. A brillare sono state bombe da mortaio della Seconda guerra mondiale, ancora sepolte lungo il tratto di costa. Ortona è considerata “zona rossa” dall’Ispettorato di bonifica del ministero della Difesa. E quella interessata dai roghi fu teatro, nel 1943, di un’importante battaglia per la conquista di Torre Mucchia.

«Lì non c’è mai stata una vera bonifica nel dopoguerra e ci sono numerosi reperti bellici come bombe da mortaio, mine anticarro e proiettili di vario genere», aveva detto il giorno stesso Andrea Di Marco, storico e componente dell’associazione Erma(Esploratori ricerca memoria abruzzo). «Mi auguro che stavolta la bonifica venga fatta in maniera approfondita», aggiunge ora Tommaso D’Ottavio, vicepresidente di “History hunters-Gustav Line”.

L’incubo è cominciato martedì scorso, quando un primo incendio ha colpito la riserva. Il giorno successivo le fiamme sono ripartite, alimentate dal vento e da più focolai. Giovedì una tregua. Venerdì il giorno più difficile, con l’esplosione di cinque bombe e l’intervento di un Canadair che ha dovuto effettuare ben 32 lanci d’acqua, e tre nuovi roghi tra Caldari, Villa Torre e contrada Polidoro. Un pennacchio di fumo si è alzato anche sabato mattina, ma è stato immediatamente soffocato. Secondo quanto emerso, sarebbero numerosi gli inneschi trovati in punti impervi e ben studiati. Sulla matrice dolosa non ci sono dubbi e ci sono indagini in corso dei Forestali sulle quali vige al momento il massimo riserbo.

A sottolineare l’impatto dell’accaduto è l’assessore all’urbanistica Fabio Palermo, che ha anche le deleghe a riserve e ciclabili: «Il danno arrecato alla riserva va oltre l’aspetto naturalistico. Queste aree rappresentano un volano economico, legato anche al turismo lento e alle piste ciclabili già esistenti o in progettazione. Ma quando si verificano violenze simili, i progetti si complicano». Per fortuna le fiamme non hanno raggiunto né la zona pianeggiante della riserva, dove si concentrano i visitatori, né quella in cui è previsto il futuro collegamento della Via Verde con Francavilla. Il sindaco Di Nardo ha più volte ringraziato pubblicamente «tutte le forze in campo che hanno limitato i danni», e dichiara la sua «preoccupazione» per la dolosità degli incendi rivolgendosi poi ai cittadini: «Invito a segnalare ogni comportamento sospetto e a rispettare l’ordinanza, stando lontani dall’area interdetta».

Secondo una prima stima, sono stati colpiti cinque ettari di vegetazione, di cui oltre quattro nella riserva.