Rogo devasta l’azienda Mag.ma

Cartoni e materiali plastici in fiamme. Avviata l’indagine sulle diossine.

CHIETI. Un altro falò di plastiche e cartoni, l’ennesinmo rogo di fumo nero e denso che sveglia le domeniche dei teatini e riapre l’allarme sui livelli di inquinamento della vallata del Pescara. Ieri mattina, intorno alle 7.30, è andata in fiamme la Mag.ma. L’azienda di produzione e commercio di materiali rigranulati e compound termoplastici di via Padre Ugolino Frasca, allo scalo. Oltre metà della fabbrica è stata distrutta dal calore sprigionato, per cause ancora non chiarite. Un micidiale «effetto forno» che ha devastato il capannone, due camion e vari macchinari dello stabilimento di cui è titolare l’imprenditore Marco Magni.

In pochi minuti, si è sviluppato un incendio molto ampio, che ha tenuto impegnate sin dalle prime ore diverse squadre di pompieri delle centrali di Chieti e Pescara, con il supporto di uomini e autobotti dei distaccamenti di Ortona e Casoli. Fino a ieri, e per tutta la notte, il focolaio è stato tenuto sotto controllo nell’attesa che esaurisse la sua forza distruttiva. Dolo o cause accidentali, tutte le ipotesi restano in campo. Anche perché le alte temperature sviluppate dal rogo non hanno consentito di accertare la presenza di eventuali punti di innesco. I carabinieri hanno sequestrato un computer dell’azienda collegato al sistema di videosorveglianza interno.

L’apparato, se ancora funzionante, potrebbe aiutare a fare chiarezza su cosa sia realmente accaduto alla Mag.ma. Partite anche le verifiche dell’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta). «La Mag.ma», spiega il direttore Gaetano Basti, «è un’azienda che stocca cartoni e plastiche per pannolini, materiale altamente infiammabile. La nostra indagine dovrà appurare principalmente se nella combustione siano state prodotte diossine. Posso dire che sono moderatamente ottimista, perché qui non si lavorano plastiche Tvc, le più pericolose. Un quadro più preciso sarà possibile dopo i risultati dei primi accertamenti».

Che ieri mattina sono partiti con i prelievi dei fumi fatti dai tecnici Arta coordinati dal direttore provinciale Franco De Risio. Avviato inoltre lo studio sui coni di ricaduta delle sostanze secondo un modello matematico sviluppato con l’università di Economia ambientale di Pescara. «Questa metodologia», riprende Basti, «ci dà la possibilità di individuare, a una data ora, in base alla forza e alla direzione dei venti, quali sono le aree più esposte alla ricadute di sostanze dannose per la salute e le colture agricole». L’incendio è stato domato con l’utilizzo di acqua e schiumogeni. Mentre i vigili del fuoco operavano nei pressi del capannone, sono crollate le mura perimetrali dello stabilimento.