San Martino, impianto del gas progettato su un’area franosa / Foto

I dubbi del Comune di San Martino sulla sicurezza, il vicesindaco Giandonato: qui è zona altamente sismica

SAN MARTINO. Un paesaggio disastrato da frane e sommovimenti idrogeologici che hanno avuto un exploit dagli anni Novanta, quando nella valle del Dendalo vennero intensificate le perforazioni alla ricerca di gas.

Una coincidenza diabolica, visto che proprio sondaggi e trivellazioni potrebbero aver svuotato il sottosuolo e accelerato la frane.

A Colle Grande, per esempio, dove dal 2001 al 2009 si è completata l'evacuazione di decine tra abitazioni e aziende artigianali e agricole. Mentre il sottosuolo impazzito stritolava case, sradicava palificazioni antifrana in cemento armato e cambiava i connotati del paesaggio. E' qui che la Gas plus ha chiesto di allestire Poggiofiorito, un impianto di stoccaggio del metano.

Ma in Comune ci sono molti dubbi su sicurezza e opportunità economica di proseguire nei sondaggi e ospitare camere di stivaggio del gas in un'area a alta sismicità e teatro di diverse frane attive.

Dubbi messi nero su bianco dall'amministrazione del sindaco Luciano Giammarino in un fascicolo di osservazioni presentate all'amministratore delegato di Gas plus Davide Usberti.

«Senza menzionare la nostra scelta di sviluppo basata su paesaggio, turismo e agroalimentare di qualità», spiega il vice sindaco Settembrino Giandonato, primo cittadino per un decennio fino al 2011, «siamo per la discussione della politica energetica nazionale in sedi che tengano conto anche delle comunità locali. Qui siamo nel comprensorio del Parco nazionale della Maiella e a pochi minuti dalla Costa dei trabocchi. Alzeremo le mani solo quando ci dimostreranno che Poggiofiorito sarà strategico per l'indipendenza italiana nell'energia».

Francesco Blasi

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