Scrive al Papa per l’ascensore rotto in casa

Disabile non esce da un mese: coinquilini morosi con il tecnico delle riparazioni per 7mila euro

VASTO. Ha subito due delicati interventi alla testa, ora è costretta sulla sedia a rotelle e non può uscire da casa perché l’ascensore del condominio in cui abita, una palazzina Ater di via Ciccarone, è rotto da un mese.

L’ascensorista non intende ripararlo fino a quando non riceverà i pagamenti arretrati che pare ammontino a 7 mila euro. L’amministratore però non riesce a farsi pagare da alcuni condomini morosi. Il Comune non è competente.

Enza Armando, disabile vastese con gravi problemi di deambulazione, non sapendo più a chi chiedere aiuto ha deciso di scrivere a Papa Francesco oggi che è il compleanno della donna. «Forse sua Santità potrà darmi una mano», dice la donna in lacrime.

«Da un mese non posso uscire da casa. Ho dovuto rinviare tre sedute dal dentista eppure ne avevo bisogno. Non posso certo farmi portare in braccio», dice la donna. «Questa vicenda è assurda, paradossale. Tutti hanno ragione, alla fine sembra che ad avere torto sia io. È possibile che non ci sia un modo per pretendere il pagamento delle spese condominiali? Io ho sempre pagato tutto regolarmente: perché a subire le conseguenze devo essere io?», chiede la disabile.

I servizi sociali del Comune cercano di aiutarla e anche molti volontari. Ma la permanenza obbligata fra le mura domestiche non giova nè alla sua salute nè all’umore.

Enza Armando è sempre più depressa e chi le vuole bene è seriamente preoccupato.

Dopo aver sentito qualche giorno fa le parole di Papa Francesco in favore dei disabili, Enza ha deciso di chiedere aiuto a lui. «Ci sono momenti in cui mi sento sola, abbandonata. Non ho più voglia di vivere. Quello che accade non è giusto».

Dal punto di vista della donna effettivamente si tratta di un’ingiustizia, ma neppure l’Ater ha torto nè tanto meno l’ascensorista. La crisi che attanaglia le famiglie probabilmente non permette ad alcuni condomini di pagare il dovuto. «Ma io non posso restare reclusa in casa. Non chiedo di uscire per fare shopping. Ho bisogno di cure specialistiche. Da quando sono costretta sulla sedia a rotelle non posso usare le scale», insiste Enza Armando. (p.c.)

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