Sevel, niente soldi per chi sta nei seggi

La Fiom accusa l'azienda: negati i permessi compensativi, è la legge di Pomigliano

ATESSA. La Fiom-Cgil provinciale di Chieti contesta la decisione della Fiat di applicare anche alla Sevel, in materia di permessi elettorali dei rappresentanti di lista, gli stessi accordi sottoscritti a Pomigliano e Mirafiori.

«Anche in Sevel», dice il sindacato, «i rappresentanti di lista non verranno retribuiti durante le operazioni di voto. Per questo ci appelliamo al senso di responsabilità della classe politica abruzzese che, in occasioni come queste, dovrebbe manifestare il proprio disappunto nei confronti della Sevel».

In ballo in questa storia c'è anche il costo economico della democrazia e del voto che ne costituisce il cuore. Così, mentre a Pietraferrazzana, molti agenti di custodia e finanzieri sono in lista alle elezioni comunali del 15 e del 16 maggio, con tanto di distacchi pagati per la durata della campagna elettorale, alla Sevel niente di tutto questo.

La Fiom ricorda all'azienda che, in base al testo unico del 1957 delle leggi elettorali, «i rappresentanti di lista sono considerati quali componenti del seggio elettorale, e i giorni di impegno presso il seggio, durante le operazioni elettorali di voto e di scrutinio, sono considerati, a tutti gli effetti di legge, giorni di attività lavorativa, come tali retribuiti dalle aziende con specifiche quote aggiuntive alla ordinaria retribuzione mensile, o con riposi compensativi per i giorni festivi o non lavorativi».

Il sindacato, quindi chiede alla Sevel, il rispetto della legge, e di predisporre «nella mensilità di aprile il pagamento dei giorni di assenza e la corresponsione di quote aggiuntive di retribuzione o, in alternativa, la concessione di permessi compensativi per i giorni festivi o non lavorativi di impegno al seggio». In caso contrario, la Fiom metterà «a disposizione i suoi legali per difendere le giuste prerogative dei lavoratori».

L'azienda che produce il Ducato (la più grande d'Abruzzo con 6 mila dipendenti) si giustifica con l'argomento dell'assenteismo. «Abbiamo ricevuto finora 600 richieste di permesso elettorale, un numero che potrebbe ancora crescere e già elevato se si considera che non si vota dappaerutto. Se lo sommiamo all'assenteismo fisiologico per altre cause arriveremmo ad una percentuale del 30% di assenze, il che avrebbe pesanti ripercussioni sull'organizzazione del lavoro e sulla prooduzione», afferma Franco Sodano, responsabile stampa della Fiat.

La giustificazione, naturalmente, non convince i sindacati. «E' un'azione di ricatto e di intimidazione nei confronti dei lavoratori, messa in atto per abbassare il numero di coloro che chiedono di fare i rappresentanti di lista ai seggi», dice Marco Di Rocco, segretario della Fiom di Chieti.

Dalla parte dei sindacati, infine, si schiera Rifondazione comunista.

«Pomigliano arriva in Val di Sangro», dice Maurizio Acerbo, consigliere regionale. «Per Marchionne gli operai non possono fare i rappresentanti di lista: La democrazia è uno spreco di tempo e denaro e gli operai sono cittadini di serie B».

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