VAL DI SANGRO

Sevel, produzione giù: a causa dell'inchiesta un' altra settimana di cassa integrazione 

A 23 giorni dall'infortunio sul lavoro e dei sequestri nel raperto lastratura vengono realizzati 350 furgoni in meno al giorno. I sindacati lanciano l’allarme

ATESSA. Quarta settimana di cassa integrazione in Sevel, lo stabilimento dei furgoni Fca, Peugeot e Citroen nel quale  lo scorso 3 gennaio ha trovato la morte Cristian Terilli, giovane dipendente della ditta Sinergia srl che svolge per Sevel la manutenzione degli impianti. Da quel tragico incidente la Ute 1 del reparto di lastratura è sotto sequestro e Sevel arranca nella produzione.

Giovedì due consulenti della Procura di Lanciano hanno effettuato i sopralluoghi nell'area sotto sequestro. Mentre si attende la decisione del magistrato, in Sevel è stata adottata la cassa integrazione parziale per 700 dipendenti.

La produzione è passata, ormai da un mese, da 1.250 furgoni al giorno a circa 900. Un crollo che sta mettendo in ginocchio l'intera Val di Sangro e non solo. I primi a farne le spese sono i dipendenti in cassa integrazione e non soltanto i lavoratori diretti di Sevel, ma anche i dipendenti delle fabbriche dell'indotto che compongono un tessuto industriale di 13mila addetti. Per tamponare l'attuale situazione di stallo di uno degli stabilimenti che trainano l'automotive regionale sono stati inoltre rimandati a casa gran parte dei trasfertisti e decine di dipendenti con contratto interinale, ovvero a tempo determinato.

Sevel, così come le altre aziende-satellite del suo raggio produttivo, avevano infatti adottato delle misure per stare al passo della nuova turnazione introdotta dall'ottobre scorso, passata da 15 a 17 turni. In mancanza di una parte della lavorazione anche gli interinali soccombono ad una situazione che si sta facendo di giorno in giorno più drammatica.

"Fermo restando la tragedia di un infortunio mortale - interviene Domenico Bologna, segretario Fim Abruzzo e Molise - la burocrazia italiana sta creando danni ad un intero territorio. In Abruzzo subiamo la lentezza della burocrazia anche sul fronte dei trasporti, una situazione che taglia le gambe all'economia regionale. Ad un mese dalla tragedia sappiamo che ormai si hanno tutti gli elementi, una decisione va dunque presa: o c'è un problema di sicurezza, e allora si deve capire cosa fare, o non c'è. Non si può lasciare nel limbo una regione intera, da Atessa a Sulmona".

"Rivolgo un appello alla magistratura - rimarca Nicola Manzi, segretario Uilm Chieti-Pescara - per accelerare il più possibile sulle indagini. Questa situazione sta creando problemi non solo all'economia, ma anche alle famiglie che contano su uno stipendio o su un contratto. Come saprà di certo la magistratura, anche in caso di dissequestro saranno necessari altri giorni di fermo perchè la manutenzione di quella Ute è ferma al 3 gennaio".
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