VAL DI SANGRO

Sevel riparte, ma restano le ombre sulla tenuta dello stabilimento

La più grande fabbrica d'Abruzzo (Gruppo Stellantis) riesce ad "accappararsi" una fornitura di microchip dall'Asia e torna al lavoro questa sera dopo due settimane di stop. Sindaci e sindacati preoccupati per la mancata conferma di 950 operai. Appello al ministro: "Conseguenze disastrose sull'indotto"

ATESSA. La Sevel, la più grande fabbrica (Gruppo Stellantis, circa 6mila operai) d'Abruzzo, dove si produce il furgone modello Ducato, riesce ad "accapparrarsi" una partita di componenti elettronici (semiconduttori) provenienti dall'Asia e dopo circa due settimane di stop riprende a lavorare. Lo fa da questa sera con il turno delle 22,15 dopo la lunga chiusura dovuta proprio alla mancanza di microchip.

leggi anche: Sevel, doccia fredda: taglio dei turni e stop a 650 trasfertisti e 300 interinali La più grande fabbrica d'Abruzzo del Gruppo Stellantis rallenta la produzione a seguito della crisi dei semiconduttori. I sindacati: "E' solo l'inizio, il governo intervenga". Appello di 52 sindaci

Gli ultimi giorni di lavoro risalgono al 7-8 settembre quando in Val di Sangro arrivò in visita l'amministratore di Stellantis, Carlos Tavares, cercando di tranquillizzare l'ambiente. Ma di fronte alla decisione di non confermare 300 lavoratori interinali - che erano stati contrattualizzati un anno fa come staff leasing dopo anni di contratti a tempo determinato - e di rimandare a casa i 650 trasfertisti delle altre fabbriche del gruppo, la preoccupazione sulla tenuta dello stabilimento rimane alta. Anche alla luce della prossima apertura della fabbrica gemella in Polonia.

leggi anche: La Sevel prolunga lo stop e si ferma fino al 21 settembre Mancano componenti elettronici provenienti dall'Asia, l'azienda annuncia il nuovo blocco della produzione. Diminuiscono anche i turni alla manutenzione: si passa da 20 a 18

I sindaci (52) del comprensorio frentano e della Val di Sangro sono tornati a prendere l'iniziativa e dopo un incontro al municipio di Atessa, hanno deciso di chiedere un incontro anche con Stellantis. Nei giorni scorsi avevano scritto al ministro dello Sviluppo economico Giorgetti chiedendo al più presto un incontro e annunciando che intendono chiedere che si apra un tavolo nazionale sulla vertenza Sevel.

La stessa richiesta era stata fatta dai sindacati. Anche loro tornano a scrivere. NiDil-Cgil, Felsa-Cisl e UilTemp lanciano un grido di allarme per quei 300 (su 730 interinali) lavoratori e lavoratrici che da ottobre non tornano in fabbrica. «A Stellantis a pagare sono i più deboli», dicono in una nota: «La notizia non può che destare grande preoccupazione e profondo sdegno perché, ci troviamo di fronte alla consueta modalità per la quale questa categoria viene messa alla porta, senza preavviso e con estrema facilità, nonostante abbiano contratti e missioni a tempo indeterminato e nonostante siano quella parte operativa senza risparmiarsi». «Siamo pronti a fare la nostra parte e non ci rassegniamo all'idea che i primi a pagare queste decisioni unilaterali siano i somministrati che danno il massimo tutti i giorni - continuano i sindacati - e facciamo notare che il sistema della somministrazione contempla la possibilità di fare ricorso agli ammortizzatori sociali previsti proprio per far fronte a situazioni contingenti. Le scelte di Stellantis stanno vanificando gli sforzi e l'impegno profuso dai lavoratori e creando perdite in un settore che utilizza fondi auto - prodotti dalla somministrazione stessa. Sul solo settore somministrazione nella Val Di Sangro il collasso o la riduzione di un'azienda porterebbe conseguenze disastrose su tutte le altre».

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