Spaccia cocaina dentro il carcere: licenziato un agente penitenziario

19 Novembre 2025

Sì alla destituzione dell’uomo finito nei guai per la droga a Madonna del Freddo. Dopo un primo provvedimento disciplinare, si è addirittura rifiutato di tornare sul posto di lavoro

CHIETI. Un ex agente di polizia penitenziaria della casa circondariale di Madonna del Freddo è stato licenziato perché accusato di aver spacciato cocaina in carcere. La validità dei provvedimenti disciplinari inflitti all’uomo – originario di un piccolo comune teatino – arriva con una sentenza del Consiglio di Stato depositata dopo l’udienza pubblica dello scorso 6 novembre. Palazzo Spada ha infatti respinto l’appello dell’ex agente, confermando in via definitiva la destituzione dal servizio stabilita dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel maggio 2022. La decisione chiude un percorso iniziato anni fa, quando l’allora assistente, già trasferito più volte tra Piacenza, Chieti e Pescara, era finito indagato con l’accusa di aver detenuto e ceduto cocaina all’interno della casa circondariale di Madonna del Freddo, «sino al dicembre del 2017».

Il procedimento penale, basato su messaggi e intercettazioni telefoniche – disposte inizialmente nell’ambito di un’altra inchiesta a Piacenza per uso indebito di una carta di credito sottratta a un collega – aveva portato all’acquisizione delle conversazioni ritenute dagli inquirenti compatibili con condotte di spaccio. Nessun sequestro di sostanze, nessuna indicazione di quantitativi o acquirenti, ma un quadro di indizi ritenuto sufficiente dalla procura per contestare all’agente di aver spacciato droga in carcere.

A quel punto si era aperto il fronte disciplinare a livello lavorativo: prima con una sospensione cautelare dell’agente da parte dell’amministrazione penitenziaria, poi con la sua destituzione in quanto l’allora assistente, una volta cessati gli effetti della sospensione, e nonostante le comunicazioni, ha omesso di riprendere servizio sostenendo di essere ancora sub iudice. Una giustificazione giudicata infondata dal Consiglio di Stato perché la pendenza di istanze non esonerava l’ex agente dall’obbligo di eseguire ordini riguardanti la propria posizione lavorativa.

Nel merito della destituzione, il Consiglio centrale di disciplina della polizia penitenziaria aveva ravvisato, in generale, «numerose e gravi sanzioni disciplinari» e una serie di giudizi di «insufficiente» nel quadriennio 2017-2020. E il Tar di Parma, nel 2022, aveva già respinto il ricorso dell’ex agente, confermando la proporzionalità della sanzione lavorativa. Palazzo Spada ha ribadito integralmente quella valutazione, richiamando la gravità dei comportamenti e l’assenza di vizi nell’azione amministrativa. L’appello è stato dichiarato quindi infondato e ha posto a carico dell’agente le spese legali per 3mila euro.

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