Svuotato il conto di un’anziana, la badante finisce sotto accusa

La donna, imputata di peculato, era stata nominata tutrice della vittima: spariti oltre 83mila euro. Nei guai anche un dipendente dell’ufficio postale del paese: deve rispondere di omesso controllo
VASTO. Peculato in concorso. È il reato da cui dovrà difendersi L.P., 67 anni, per lungo tempo tutrice di un’ottantenne della vallata del Sinello. La donna avrebbe sottratto alla nonnina più di 83mila euro con ripetuti prelievi sul conto postale. Con L.P. è finito in giudizio anche T.C., 65 anni, dipendente dell’ufficio postale in cui venivano fatti i prelievi. Per lui l’accusa è di omesso controllo. I fatti che saranno ricostruiti in aula sono accaduti in un piccolo comune del Vastese che non menzioniamo per tutelare la vittima già molto provata dalla vicenda e i suoi familiari.
I due imputati domani dovranno comparire davanti ai giudici del tribunale di Vasto in composizione collegiale (presidente Italo Radoccia, giudici a latere Maria Elena Faleschini e Aureliano De Luca). A difenderli sono gli avvocati Gian Mario Longo del foro di Chieti, Vittorio Desiati e Ugo D’Ippolito del foro di Lanciano. La parte civile rappresentata dal tutore, l’avvocato Alessio Caserio, è assistita dall'avvocato Fiorenzo Cieri.
Stando al capo di imputazione, la 65enne dal 2 aprile 2012 al 1° aprile 2019 si sarebbe appropriata di somme a titolo di retribuzione del servizio assistenziale prestato, facendo prelievi gonfiati a più riprese dal libretto postale della vittima. Nel 2012 L.P. avrebbe prelevato 13.450euro anziché 9mila. Nel 2023 altri 2mila600 in più e così ogni anno fino ad arrivare nel 2017 a prelevare 26mila euro in più, 23mila nel 2018, altri 6.500 nel 2019 per un totale che ha raggiunto la somma complessiva di 83.527 euro.
Tutto questo senza alcun rendiconto e senza documenti giustificativi a supporto dei prelievi. Fatto questo che ha messo nei guai T.C., il dipendente postale che ha omesso di fare i controlli della legittimazione e del diritto della tutrice a effettuare prelievi al libretto dell’interdetta consentendo ad L.P. di appropriarsi dei soldi della pensionata.
L.P. avrebbe dovuto presentare ogni anno un rendiconto. Così non è stato. Il tribunale, insospettito, ha quindi nominato un amministratore di sostegno. È stato quest’ultimo, facendo le dovute verifiche, a scoprire prelievi e ammanchi. Una situazione subito comunicata alle autorità preposte. Gli investigatori hanno ricostruito il comportamento dei due imputati anche grazie a diversi testimoni che domani saranno chiamati in aula a testimoniare.
L’anziana è ora ricoverata in un istituto dove è seguita con cura e attenzione. I suoi familiari chiedono giustizia. Truffare un anziano, o una persona che ha bisogno di aiuto, è un comportamento scorretto e riprovevole per il quale la procura di Vasto non ha esitato a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

