«Stai chattando con un uomo» Prende a pugni la moglie e le punta un coltello alla gola

Il giudice allontana da casa un 68enne violento, il pm aveva chiesto il carcere Vittima vessata da 40 anni, l’indagato le ha distrutto il cellulare per gelosia
CHIETI. Ha preso a pugni in testa la moglie e le ha distrutto il cellulare perché pensava che stesse chattando con un altro uomo. Poi, nel cuore della notte, è piombato nella camera da letto dove lei dormiva, le ha puntato un coltello da cucina alla gola e, senza mezzi termini, l’ha minacciata di morte: «Ti faccio fuori», sono state le sue parole. Ora un marito violento di 68 anni non potrà mettere più piede nella casa familiare e dovrà restare ad almeno 500 metri di distanza dalla vittima. Il provvedimento, dopo le indagini dei poliziotti della volante e della squadra mobile, è stato firmato dal giudice Andrea Di Berardino. Per l’indagato, che deve rispondere dei reati di maltrattamenti e lesioni personali aggravate, il pubblico ministero Marika Ponziani aveva chiesto il carcere.
Quella che si è consumata in un’abitazione di Chieti è una storia di vessazioni fisiche e psicologiche andate avanti per quarant’anni. I comportamenti violenti si sono acuiti nell’ultimo periodo, ovvero da quando la donna – ormai esasperata – ha deciso di separarsi. L’uomo, che soffre anche di patologie psichiche, non l’ha presa bene e ha iniziato a maltrattarla con frequenza sempre maggiore, arrivando a colpirla con schiaffi, calci e pugni per i motivi più futili, instaurando così un clima di paura. Senza considerare gli insulti e le offese, diventate ormai all’ordine del giorno.
L’episodio più grave è avvenuto a inizio settembre, quando il sessantottenne è andato completamente fuori controllo dopo aver visto la moglie con lo smartphone tra le mani. Alla scenata di gelosia è seguita una vera e propria aggressione: la donna, che ha la stessa età del marito, è stata picchiata senza pietà.
Quando la situazione sembrava essersi calmata, e lei era andata in camera a riposare, l’indagato è tornato alla carica, facendo irruzione nella stanza armato di coltello e gridando di volerla uccidere. L’indomani la vittima ha chiesto aiuto ai figli che, a loro volta, si sono rivolti alla polizia. Quando gli agenti della squadra volante si sono precipitati nell’appartamento, hanno notato subito i segni delle botte sul volto della donna. I medici del pronto soccorso del Santissima Annunziata di Chieti hanno refertato lesioni guaribili in 25 giorni. I successivi accertamenti della squadra mobile hanno alzato definitivamente il velo su quell’insostenibile incubo domestico, confermato dal racconto della vittima e dalle testimonianze dei figli. Lei non ha voluto formalizzare una denuncia nei confronti dell’uomo, ma il procedimento – trattandosi di reati procedibili d’ufficio – è andato comunque avanti. Il giudice Di Berardino ha applicato la misura cautelare alla luce dei gravi indizi di colpevolezza e ritenendo intenso, concreto e attuale il rischio che il marito violento possa compiere nuove aggressioni.
L’indagato, assistito dall’avvocato Diego Bracciale, stamattina comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia: potrà decidere di rispondere alle domande o di restare in silenzio.
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