Subito la ruspa contro la frana

6 Maggio 2014

L’appello-denuncia dei cittadini sul Centro fa scattare i primi lavori a Santa Maria Calvona

CHIETI. Gli operai del Comune, a 48 ore di distanza dalla denuncia del Centro, ieri pomeriggio hanno iniziato a riasfaltare la carreggiata di via Santa Maria Calvona. Dove, a breve, effettueranno un sopralluogo anche i funzionari dell’Autorità regionale di difesa del suolo. Insomma qualcosa si è mosso e non si tratta solo della frana che minaccia cinque palazzi. Via Calvona vive con la paura e il pericolo per il cedimento, progressivo e inesorabile, del terreno.

Il movimento della terra ha creato un vero e proprio squarcio al centro dell’angusta stradina che serve il rione. Il Centro, domenica scorsa, ha ascoltato le paure dei residenti, oltre quaranta famiglie, che hanno rimarcato il rischio idrogeologico ed i ritardi. La scarpata di Santa Maria Calvona, manco a dirlo, è classificata come “zona rossa” nel Piano di assetto idrogeologico (Pai) regionale.

Sì, via Calvona, a Chieti, rientra nella fascia di massimo rischio, lo sanno tutti ma, ad oggi, nessuno è intervenuto se si esclude qualche pezza apposta sull’asfalto dal Comune che però, ieri pomeriggio, è tornato con i suoi operai. «Transenneremo l’area in cui si è formato il notevole dislivello stradale - spiega Mario Colantonio, assessore ai lavori pubblici - e tapperemo gli squarci sulla carreggiata per impedire nuovi infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo». Peccato che serva molto altro. Il Comune, due mesi fa, ha però inviato una nota accorata al referente dell’Autorità di difesa del suolo, ente che fa sempre capo all’Autorità di bacino regionale presieduta dall’ingegner Pierluigi Caputi, per chiedere un intervento e, soprattutto, fondi per effettuare i lavori che servono a consolidare la scarpata che continua a scendere a valle.

Occorrono palificazioni, profonde anche 150 metri, che possano mettere in sicurezza via Calvona, addirittura off-limits per le ambulanze ciò malgrado ci siano malati tra le quaranta famiglia che abitano nelle palazzine e le case a due piani del quartiere. I problemi maggiori, a quanto pare, sono nati alla fine degli anni Ottanta quando è stato realizzato il Theate Center. Con terreni di riporto, quindi friabili, è stata creata l’attuale strada che costeggia i palazzi. Il peso delle piogge e le annose problematiche idrogeologiche della collina di Chieti hanno, pian piano, fatto il resto causando la pericolosa frana. Tutto è venuto a galla la scorsa estate con una rottura di un tubo dell’acqua. Si pensava al solito guasto, come se ne registrano tanti nei quartieri della città, e invece era ben altro. «Il tubo dell’acqua - conferma Colantonio - era stato spezzato dal movimento della terra». Che va arginato il prima possibile dalle istituzioni con interventi mirati e, si spera, risolutivi.

Jari Orsini