Truffa da 24 milioni con il fotovoltaico: 7 indagati, sequestrato anche un castello
Sotto inchiesta la famiglia Marcantonio di Mozzagrogna: scattano i sigilli per 58 immobili tra le province di Chieti e Pescara Le fiamme gialle scoprono il sistema fraudolento utilizzato per ottenere incentivi statali con dieci impianti di pannelli solari
CHIETI. Un castello di duemila metri quadrati a Cepagatti e il palazzo signorile progettato dal famoso architetto Gino Coppedè a Mozzagrogna. Otto ville a Pescara e altre abitazioni di pregio. Tutto sotto sequestro, insieme a dieci impianti fotovoltaici, per un totale di 58 immobili. I sigilli sono scattati nell’ambito di una maxi inchiesta del comando provinciale della guardia di finanza di Chieti che ha scoperto una truffa aggravata ai danni dello Stato da oltre 24 milioni di euro nel settore delle energie rinnovabili.
TUTTI I NOMI
Gli indagati sono sette componenti della notissima famiglia Marcantonio, originaria di Mozzagrogna: Camillo, 46 anni, Ireneo (42) e Simone (43), residenti nel paese alla periferia est di Lanciano; Antonietta (75), residente a Cepagatti; Lucia (66) e Giovanni (39), residenti a Pescara; e Maria Rosaria (82), residente a Chieti. Le quattro società Camillo Marcantonio, Camarc Energia 1, 2 e 3 devono rispondere invece dell’illecito amministrativo. Il decreto di sequestro preventivo è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari Francesco Marino, su richiesta della procura di Pescara (pubblico ministero Fabiana Rapino), competente perché il capoluogo adriatico è sede dei conti correnti delle società sui quali sono stati accreditati gli incentivi statali.
L’INCHIESTA
I finanzieri della compagnia di Lanciano, diretta dal capitano Domenico Siravo, hanno svelato un «sofisticato sistema fraudolento» finalizzato «all’indebita percezione» di fondi attraverso la cosiddetta prassi dell’«artato frazionamento dei campi fotovoltaici». Spiega il giudice: «Tale procedura illecita consiste nella suddivisione di un parco fotovoltaico unitario in più impianti di potenza elettrica inferiore a un megawatt, in modo da aggirare la specifica normativa in materia di autorizzazioni per la relativa realizzazione e conseguire tariffe incentivanti in misura superiore rispetto al dovuto», erogate dal Gestore dei servizi energetici (Gse), società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze.
IL SISTEMA ILLECITO
Nel caso specifico, il parco fotovoltaico si trova in contrada Colle Campitelli a Lanciano ed «è composto da dieci impianti contigui, la cui potenza complessiva ammonta a circa 9,5 megawatt». Per il giudice, dunque, «l’artificio posto in essere dagli indagati emerge con evidenza incontrovertibile dall’appartenenza a un unico gruppo familiare delle varie società titolari degli impianti e dei terreni sui quali sono stati realizzati, questi ultimi tutti adiacenti tra loro eppure fatti figurare come distinte operazioni imprenditoriali». Per un parco fotovoltaico di quelle dimensioni, come è sottolineato ancora nel decreto di sequestro, «l’autorizzazione unica viene rilasciata solo al termine di una serie di verifiche complesse nell’ambito di una conferenza dei servizi. Nel caso di specie, il frazionamento in più impianti ha consentito di aggirare l’iter normalmente previsto e di portare a compimento il parco fotovoltaico seguendo procedure meno stringenti».
IL BLITZ
Così, nelle scorse ore, le indagini sono sfociate nel provvedimento che ha bloccato i dieci impianti con i pannelli solari e beni fino alla somma di 24.037.988,59 euro, ovvero «l’intero importo degli incentivi statali indebitamente percepiti». I finanzieri frentani, supportati dal Reparto aeronavale di Pescara, hanno sequestrato conti correnti, partecipazioni societarie e 58 immobili, anche di interesse storico e culturale. Tra questi c’è il castello Marcantonio, composto da 54 vani per un valore stimato di due milioni e mezzo di euro: nella storica dimora di Cepagatti – con due grandi cisterne romane, mura a mattoni e sale ricche di volte – vengono ospitati matrimoni, cerimonie ed eventi aziendali. I sigilli sono stati apposti anche a Villa Marcantonio, il palazzo in stile liberty realizzato a Mozzagrogna tra l’Ottocento e il Novecento, roba da 1.500 metri quadrati e 1,4 milioni di euro di valore. Parliamo di un edificio di tre piani, con tanto di scala monumentale, diventato il simbolo del paese e teatro di numerose manifestazioni pubbliche. «È di tutta evidenza», conclude il giudice Marino, «la necessità di interrompere la condotta degli indagati al fine di non consentire la protrazione, e anzi l’aggravamento, delle conseguenze del reato, essendovi già stato un evidente pregiudizio per il Gestore dei servizi energetici, atteso il notevole ammontare dei contributi percepiti».
LA FINANZA IN PRIMA LINEA
Il colonnello Michele Iadarola, comandante provinciale delle fiamme gialle, sottolinea: «L’impegno della guardia di finanza in materia di spesa pubblica è finalizzato al corretto impiego dei fondi che aiutano la crescita produttiva e occupazionale del Paese: lo sperpero o l’illecita apprensione di risorse destinate agli investimenti frena lo sviluppo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
TUTTI I NOMI
Gli indagati sono sette componenti della notissima famiglia Marcantonio, originaria di Mozzagrogna: Camillo, 46 anni, Ireneo (42) e Simone (43), residenti nel paese alla periferia est di Lanciano; Antonietta (75), residente a Cepagatti; Lucia (66) e Giovanni (39), residenti a Pescara; e Maria Rosaria (82), residente a Chieti. Le quattro società Camillo Marcantonio, Camarc Energia 1, 2 e 3 devono rispondere invece dell’illecito amministrativo. Il decreto di sequestro preventivo è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari Francesco Marino, su richiesta della procura di Pescara (pubblico ministero Fabiana Rapino), competente perché il capoluogo adriatico è sede dei conti correnti delle società sui quali sono stati accreditati gli incentivi statali.
L’INCHIESTA
I finanzieri della compagnia di Lanciano, diretta dal capitano Domenico Siravo, hanno svelato un «sofisticato sistema fraudolento» finalizzato «all’indebita percezione» di fondi attraverso la cosiddetta prassi dell’«artato frazionamento dei campi fotovoltaici». Spiega il giudice: «Tale procedura illecita consiste nella suddivisione di un parco fotovoltaico unitario in più impianti di potenza elettrica inferiore a un megawatt, in modo da aggirare la specifica normativa in materia di autorizzazioni per la relativa realizzazione e conseguire tariffe incentivanti in misura superiore rispetto al dovuto», erogate dal Gestore dei servizi energetici (Gse), società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze.
IL SISTEMA ILLECITO
Nel caso specifico, il parco fotovoltaico si trova in contrada Colle Campitelli a Lanciano ed «è composto da dieci impianti contigui, la cui potenza complessiva ammonta a circa 9,5 megawatt». Per il giudice, dunque, «l’artificio posto in essere dagli indagati emerge con evidenza incontrovertibile dall’appartenenza a un unico gruppo familiare delle varie società titolari degli impianti e dei terreni sui quali sono stati realizzati, questi ultimi tutti adiacenti tra loro eppure fatti figurare come distinte operazioni imprenditoriali». Per un parco fotovoltaico di quelle dimensioni, come è sottolineato ancora nel decreto di sequestro, «l’autorizzazione unica viene rilasciata solo al termine di una serie di verifiche complesse nell’ambito di una conferenza dei servizi. Nel caso di specie, il frazionamento in più impianti ha consentito di aggirare l’iter normalmente previsto e di portare a compimento il parco fotovoltaico seguendo procedure meno stringenti».
IL BLITZ
Così, nelle scorse ore, le indagini sono sfociate nel provvedimento che ha bloccato i dieci impianti con i pannelli solari e beni fino alla somma di 24.037.988,59 euro, ovvero «l’intero importo degli incentivi statali indebitamente percepiti». I finanzieri frentani, supportati dal Reparto aeronavale di Pescara, hanno sequestrato conti correnti, partecipazioni societarie e 58 immobili, anche di interesse storico e culturale. Tra questi c’è il castello Marcantonio, composto da 54 vani per un valore stimato di due milioni e mezzo di euro: nella storica dimora di Cepagatti – con due grandi cisterne romane, mura a mattoni e sale ricche di volte – vengono ospitati matrimoni, cerimonie ed eventi aziendali. I sigilli sono stati apposti anche a Villa Marcantonio, il palazzo in stile liberty realizzato a Mozzagrogna tra l’Ottocento e il Novecento, roba da 1.500 metri quadrati e 1,4 milioni di euro di valore. Parliamo di un edificio di tre piani, con tanto di scala monumentale, diventato il simbolo del paese e teatro di numerose manifestazioni pubbliche. «È di tutta evidenza», conclude il giudice Marino, «la necessità di interrompere la condotta degli indagati al fine di non consentire la protrazione, e anzi l’aggravamento, delle conseguenze del reato, essendovi già stato un evidente pregiudizio per il Gestore dei servizi energetici, atteso il notevole ammontare dei contributi percepiti».
LA FINANZA IN PRIMA LINEA
Il colonnello Michele Iadarola, comandante provinciale delle fiamme gialle, sottolinea: «L’impegno della guardia di finanza in materia di spesa pubblica è finalizzato al corretto impiego dei fondi che aiutano la crescita produttiva e occupazionale del Paese: lo sperpero o l’illecita apprensione di risorse destinate agli investimenti frena lo sviluppo».
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