Turisti, assalto al Miracolo ma la città è impreparata

Ieri i polacchi in visita al santuario di San Francesco sono stati ben 1.200 I problemi: segnaletica scarsa, due soli bagni e corso Roma pieno di auto

LANCIANO. Un intreccio di lingue e culture. Un miscuglio di colori e suoni. Un unico comune denominatore: la fede. Il santuario del Miracolo Eucaristico è un crogiolo di razze e mai, come in questi giorni, è culla della fede e meta di migliaia di turisti. Un andirivieni continuo di pellegrini messicani, filippini, americani, francesi e soprattutto polacchi. «Oggi solo con i gruppi polacchi prenotati tocchiamo 1.200 presenze», dicono dal santuario, «ma sono molti di più. Quasi 1.900 pellegrini, parte di gruppi prenotati e ci sono altri che fanno solo le visite, non prenotano per le celebrazioni e quindi non li abbiamo conteggiati».

I numeri. Quelli delle prenotazioni sono da capogiro: in 10 giorni più di 9mila presenze, di cui 5.476 stranieri, in rappresentanza di tutto il mondo. Si vedono persone dell’Uganda, scambiano sorrisi i gruppi di filippini che si incrociano sul portone della Chiesa. Saluti anche tra i diversi e colorati gruppi polacchi, divisi tra bandane verdi, le maglie con il volto di San Giovanni Paolo II, ossia di Karol Wojtyla che da cardinale visitò il Miracolo il 3 novembre 1974. Di lui restano una foto e la frase scritta, in latino, nel registro degli ospiti: “Fa che noi possiamo credere sempre più in te, avere speranza in te, amare te”. E poi la fila lungo le scale del Miracolo. Le cappelle private occupate per le messe. Mentre un gruppo di americani prega nella cappella del santuario un altro gruppo, di filippini, è giù a San Legonziano. Davvero tanti.

I disagi. Tanti ne abbiamo seguiti nel loro percorso verso il Santuario che ha mostrato che Lanciano non è ancora pronta da accogliere tanti turisti in pochi giorni. Scesi dal bus della Pietrosa ci si imbatte lungo via del Torrione, con due incroci da attraversare con macchine che vengono giù come missili. L’unico cartello turistico alla Pietrosa è “inesistente”, strappato e senza indicazioni. Superati gli incroci si fa la gimcana tra le auto posteggiate in piazza D’Amico dove ci sono altri due cartelli turistici impossibili da leggere tra le auto e i bidoni dei rifiuti. Poi si arriva ai bagni e qui la fila è di mezz’ora almeno. C’è un bagno per le donne e uno per gli uomini. I messicani si guardano increduli. Poi una guida dice: «Ce ne sono altri dentro il santuario». Si arriva a San Francesco. Auto posteggiate ovunque. Eppure il Comune aveva annunciato la chiusura del tratto di corso Roma, al bisogno. Ieri forse con oltre 2mila persone che a turno per fotografare il portale della chiesa salivano le scalette della farmacia non era un momento di bisogno. E per fortuna che c’erano i giovani della Protezione civile che almeno hanno aiutato i gruppi ad attraversare la strada. Nessuna informazione poi. A che serve aprire l’ufficio Informazioni turistiche se non si sa come arrivarci ed è lontano dal terminal dei bus? Occorre ben altro perché Lanciano diventi una città turistica. Serve quasi un altro miracolo.

Teresa Di Rocco

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