Un modello Abruzzo per l’Italia

19 Luglio 2009

Dalla ricostruzione dell’Aquila una sfida per ripensare lo sviluppo

CHIETI. «La ricostruzione dopo il terremoto dipende da ognuno di noi, ognuno nel suo ruolo senza scaricare su altri le responsabilità». Il vicepresidente e presidente consiglio centrale piccola industria Confindustria, Giuseppe Morandini, friulano, che 30 anni fa sperimentò sulla propria pelle gli effetti devastanti del terremoto, (perse casa e fabbrica) e affrontò le difficoltà del dopo, promuove sì il dibattito, ma sottolinea i limiti delle parole. «Troppe non fanno bilancio e non fanno ripartire».

Nello splendido scenario del teatro Marrucino, è ripreso e si è concluso il seminario organizzato da Symbola, fondazione per le qualità, presieduta da Ermete Realacci. Dopo aver disegnato le perculiarità e le qualità territoriali dell’Abruzzo, nella prima giornata di venerdì a Guardiagrele, il forum tra i massimi rappresentanti delle istituzioni, del mondo dell’industria e dell’artigianato, ieri ha incentrato il dibattito sul tema: “Ricostruire il futuro.

Un nuovo Abruzzo per una nuova Italia”. Dopo i saluti del sindaco Francesco Ricci e quelli del presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, si è entrati nel fulcro del seminario, con gli interventi coordinati dal direttore del Centro Luigi Vicinanza. L’introduzione ai lavori è stata affidata a Roberto Di Vincenzo, amministratore di Symbola che ha ricordato come il terremoto si sia inserito nella più grave crisi economica dal dopoguerra a oggi. «Collaborare alla rinascita del nostro territorio non è unicamente un atto di solidarietà» ha detto, «ma può rappresentare una opportunità storica: essere partecipi alla costruzione di un nuovo programma».

E prendendo spunto dalle parole di Morandini che ha indicato in «lavoro casa e chiesa» le priorità da seguire nella ricostruzione, la presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane ha sottolineato come sull’argomento lavoro ci si trovi «all’anno zero» con migliaia di persone in difficoltà che hanno perso la propria fonte di sopravvivenza. «Si sta pensando alle case. Abbiamo una periferia piena di case, ma dove sono le aziende?».

Il presidente di Confindustria dell’Aquila Sergio Galbiati propone invece una filiera della Green Economy, «qui abbiamo opportunità che abbondano». Applauditissimo l’intervento di Giorgio Vittadini presidente della Fondazione della sussidiarietà. Nel ribadire la necessità di formare un tessuto locale alleato con il mondo internazionale, con le tre università che devono mettersi insieme, tocca l’aspetto della produttività lì dove «le aziende che stanno morendo devono essere aiutate a morire mentre sono da detassare e incoraggiare quelle che producono occupazione, esportano e fanno le cose migliori».

Rispondendo a una domanda del direttore Vicinanza sulla sistemazione delle tende che si protrae ormai da 100 giorni, si inserisce l’intervento di Guido Bertolaso, sottosegretario alla protezione civile, giunto quasi a fine convegno. «In Umbria e nelle Marche gli sfollati uscirono dalle tende dopo tre mesi», osserva, «e messi nei container che non abbiamo utilizzato per stoccare i materiali. All’Aquila abbiamo 4500 tende di ultima generazione condizionatori e stufette d’inverno. Da settembre queste persone lasceranno le tende per andare a vivere nelle case».