Università D'Annunzio, il dg indagato confermato fino al 2018

Il fronte del no sconfitto per 13 a 7 in Senato. Soddisfatto Di Ilio che consegna il manager anche al prossimo rettore

CHIETI. L’Ateneo non cambia strada, il dg resta fino al 2018. La contestazione finisce ko in Senato accademico che alla fine fa propria la proposta del rettore Carmine Di Ilio del contratto bis per altri tre anni al direttore generale indagato, seppure in fase di archiviazione, Filippo Del Vecchio. Il dissenso viene sconfitto due volte. La proposta più oltranzista di non rinnovare per niente il contratto raccoglie solo due misere adesioni. E’ finita, invece, 13 a 7 la vera votazione che ha detto sì alla proroga dell’incarico per altri tre anni, uno di più rispetto a quello del rettore Di Ilio che così impegna anche il suo successore ad avere Del Vecchio come manager della seconda grande azienda dell’area metropolitana dopo la sanità.

Neppure le assenze in Senato di tre esponenti del fonte del no, Augusta Consorti (Scienze Manageriali), Paolo Fusero (Architettura) ed Enrico Spacone (Ingegneria), hanno inciso in modo determinante sulla sconfitta degli anti-Del Vecchio. Nella migliore delle ipotesi, cioè se fossero stati presenti, sarebbe finita 13 a 10. Non sarebbe bastato per cambiare rotta. Si è spaccato anche il fronte sindacale che ha visto contrapposti il rappresentante del personale in Senato e segretario territoriale Csa-Cisal, Goffredo De Carolis, noto per la sua posizione molto critica verso il dg su temi caldi come l’Ima, i buoni pasto, le telecamere di sorveglianza, i contratti Cel, e dall’altra Maurizio Procida, che ha votato sì alla proposta di proroga triennale. Tra i sette no alla proposta del rettore ci sono i direttori di dipartimento Sergio Caputi, Faustina Caputi, Gianluca Romani, Michele Rea e Stefano Trinchese. Quest’ultimo aveva cercato di mettere ai voti una propria proposta che prevedeva una sorta di “terza via”, quella, cioè, del rinnovo della proroga di anno in anno. Che però non è stata votata.

Soddisfatto, e non poteva che essere così, il rettore Di Ilio che cita il comma 2 dell’articolo 28 dello statuto di ateneo, secondo cui, testualmente, «l’incarico di direttore generale è regolato da un contratto di lavoro a tempo determinato di diritto privato di durata triennale», per tornare a ribadire che la sua non è altro che una «proposta statutaria». Ma quella del Senato accademico resta solo una proposta, seppure serva a delineare la strada da seguire.

Tocca invece al Cda, di cui fa parte Luigi Capasso, altro esponente del fronte del no, a scrivere nero su bianco, cioè a ufficializzare il rinnovo del contratto che ha rischiato di lacerare in modo netto l’Ateneo. Il Cda ci sarà il 28 luglio. Tutto può ancora accadere.